Non è un caso che quest’anno la Giornata Internazionale Rifiuti Zero, istituita dall’Onu il 30 marzo, sia stata dedicata alla moda, tra i settori più inquinanti al mondo. A livello globale, infatti, vengono prodotti 92 milioni di tonnellate di rifiuti tessili ogni anno, l’equivalente di un camion di vestiti inviato in discarica al secondo. Insomma: compriamo e buttiamo via vestiti a una velocità ormai insostenibile.
La fast fashion ha un pesante impatto negativo sulla sostenibilità declinata in tutte le sue forme: ambientale (inquinamento, spreco di risorse naturali, rifiuti), economica (alti costi di produzione, bassa qualità dei capi) e sociale (sfruttamento dei lavoratori). Noi possiamo fare qualcosa, nel nostro piccolo, per contrastare questa piaga in costante crescita? Molto più di quanto pensiamo.
Prima di tutto evitiamo le catene della fast fashion, che spingono allo shopping compulsivo attirando con abiti e accessori nuovi ogni settimana a prezzi stracciati, ma di bassa qualità e brevissima durata. E poi sfruttiamo il più possibile ciò che abbiamo già nel guardaroba: quanti vestiti, scarpe, borse non vedono la luce del sole da mesi/anni?
Approfittare dei cambi di stagione e almeno due volte all’anno fare un check “sincero” del proprio armadio: si troverà sicuramente qualcosa che fa arricciare il naso, che sta ormai stretto o che cade male, fin troppo vintage o solo fuori moda. Ma, nella foga del repulisti, è facile cedere alla tentazione di sbarazzarsene nel modo più rapido: buttandolo via. E invece no. Ciò che non ci piace più o non va bene a noi può piacere e calzare a pennello a un’altra persona. Ben felice di indossare quel capo, che inizierà una nuova vita invece concluderla in discarica. Un destino che meritano solo gli abiti veramente rovinati, ricordandosi di smaltirli in modo corretto, cioè negli appositi cassonetti per la raccolta differenziata dei tessili o nelle isole ecologiche.
Gli abiti o gli accessori inutilizzati ancora in buono stato possono essere donati o scambiati. Un’occasione d’oro è stato lo Swap Party che Impegnati a cambiare ha organizzato il 10 maggio nella milanese Cascina Cuccagna insieme a Humana People to People Italia, organizzazione non profit che raccoglie e vende abiti usati per sostenere progetti sociali. La partecipazione di oltre 500 persone, che nel corso di una bellissima giornata hanno scambiato i loro abiti usati con quelli degli alti partecipanti, dimostra che la sensibilità e la consapevolezza su questo tema fortunatamente sta crescendo.
Le principali app per vendere vestiti usati
Ma c’è anche un altro modo per prolungare la vita dei capi inutilizzati: metterli in vendita, usando una delle tante app o piattaforme digitali ad hoc. Il mercato dell’usato, uno dei cardini dell’economia circolare, fa comodo al venditore, che evita di produrre rifiuti e guadagna qualche euro, e all’acquirente, che potrà compiere un acquisto sostenibile e portare a casa un capo a prezzo contenuto.
Di app e siti per vendere (e comprare) i vestiti usati ce ne sono ormai tanti. Qui trovate una selezione di quelli principali dove potete vendere i vostri vestiti usati e quelli vintage.
Vinted
Vinted è uno dei siti più conosciuti per vendere e acquistare abbigliamento (ma non solo) di seconda mano. La sua origine? Risale al 2008, quando la lituana Milda Mitkut ebbe l’idea geniale di creare un sito per regalare agli amici i vestiti di troppo che non avrebbe potuto portare con sé nella sua nuova casa. L’idea uscì dalla cerchia di Milda, piacque ai media e iniziò un’inesorabile espansione. Oggi Vinted conta 2.000 dipendenti sparpagliati in vari uffici europei e, negli anni, oltre all’abbigliamento è stata introdotta la possibilità di vendere/acquistare tanti altri articoli, sempre con un unico obiettivo: allungare la vita ai prodotti.
Come funziona
L’utilizzo di Vinted è molto semplice sia per il venditore sia per l’acquirente. Chi vuole mettere in vendita i propri abiti, deve iscriversi gratuitamente alla piattaforma e creare un annuncio corredandolo di foto del capo, che mettano bene in mostra la qualità e lo stato, una descrizione dettagliata delle caratteristiche e un prezzo adeguato.
In seguito, la fase di compravendita avviene tramite la piattaforma. Nella sezione “come funziona” sono ben descritti tutti i passaggi necessari per la vendita, la spedizione e anche i metodi di pagamento utilizzabili. Una peculiarità di Vinted è la possibilità di utilizzare il “servizio di verifica dell’articolo”, che però è a pagamento (10 euro). Questa funzione assicura che determinati prodotti griffati siano effettivamente originali e che il valore attribuito sia corretto. Non può, però, essere utilizzato per la verifica di capi di abbigliamento standard. Se si dubita che l’articolo sia effettivamente in buono stato, dunque, è meglio lasciar perdere e cercare un’alternativa più convincente.
Tutele e diritti in caso di problemi e controversie sono approfonditi sul sito di Altroconsumo.
Wallapop
Wallapop, di origine spagnola, è una piattaforma nata nel 2013 dove poter vendere e acquistare un po’ di tutto (dagli smartphone alle auto, dagli elettrodomestici alle case), ma al suo interno è presente un'ampia sezione riservata alla moda, con un’ottima scelta di vestiti e accessori per entrambi i sessi.
Come funziona
Utilizzata spesso tramite app, per vendere o acquistare su Wallapop basta registrarsi gratuitamente sulla piattaforma. Chi vende deve creare il proprio annuncio, con una descrizione dettagliata del capo di vestiario, foto e prezzo. La fase successiva verrà gestita interamente sulla piattaforma.
Anche l’utilizzo per chi acquista è molto semplice: basta selezionare il capo desiderato e acquistarlo. In caso di dubbi o richieste, è possibile chattare con il venditore direttamente tramite l’app.
Micolet
Micolet è una piattaforma dedicata alla moda, una sorta di grande negozio virtuale di abbigliamento di seconda mano, dove è possibile trovare e acquistare anche vestiti e accessori firmati, ma usati, quindi a buon pezzo. Oggi in Italia non è ancora possibile vendere i propri abiti su Micolet, ma in altri Paesi sì e presumibilmente in un futuro prossimo questa possibilità sarà estesa anche a noi.
Come funziona
A differenza di Vinted e di Wallapop, nei Paesi in cui è già possibile vendere i propri abiti usati, il venditore non pubblica autonomamente il proprio annuncio dopo essersi registrato. È Micolet a gestire il ritiro del capo, a fotografarlo, a pubblicare l’inserzione, a gestire il pagamento e, a transazione avvenuta, a spedire l’acquisto al nuovo proprietario.
Zalando second hand
Zalando second hand è una piattaforma a sé, leggermente diversa da quelle classiche, tipo Vinted. Non si tratta, infatti, di un marketplace vero e proprio, dove di solito si trovano gli annunci creati dai venditori e avvengono le trattative tra privati. Ma allora come funziona Zalando second hand?
Come funziona
Dopo essersi registrati sulla piattaforma, è possibile vendere i propri capi d’abbigliamento usati direttamente a Zalando, che li pagherà tramite una carta regalo (gift card), spendibile solo sulla sua piattaforma, o la possibilità di donare il valore corrispettivo a un’organizzazione benefica (scelta da Zalando). Sarà sempre Zalando, poi, a trovare un acquirente.
Attenzione: Zalando effettua una serie di controlli sugli abiti dei venditori per garantire che siano “come nuovi” o con minimi segni di usura. Per quanto riguarda l’acquisto di abiti usati, invece, vale la stessa procedura da seguire per gli abiti nuovi.
Quale app o piattaforma scegliere, allora?
Se si ha intenzione di mettere in vendita un po’ di abiti usati, alleggerendo l’armadio, quale piattaforma preferire? Tirando le somme:
• Vinted e Wallapop sono sicuramente le applicazioni più semplici da utilizzare e anche quelle più versatili. Creare un annuncio è semplice e gratuito. Inoltre, è possibile vendere di tutto, anche abiti non perfetti, ma che potrebbero comunque essere ancora appetibili per altre persone;
• su Zalando second hand la vendita è un po’ più macchinosa e limitata, perché legata al controllo da parte dell’azienda e vincolante all’acquisto su Zalando, dato che il compenso è corrisposto con buoni acquisto del brand. In quest’ottica funge quasi più da piattaforma di scambio: cedo degli abiti a Zalando e ottengo un credito spendibile sulla piattaforma per l’acquisto di altri abiti usati. È vero che il credito può essere sfruttato anche per comprare abiti nuovi disponibili sulla piattaforma, ma così verrebbe meno il principio di allungare la vita agli abiti usati;
• Micolet purtroppo al momento in Italia non permette ancora di vendere i propri abiti usati. Quando si potrà farlo, oppure per chi vive in Paesi in cui è già possibile, questa piattaforma offre il vantaggio di “fare tutto lei”, visto che si occupa della gestione del capo dall’annuncio alla vendita. Un altro vantaggio è che il venditore riceve un compenso in denaro che potrà spendere dove vuole.
E chi vuole fare shopping di abiti second hand? Per gli acquirenti, tutte le piattaforme funzionano allo stesso modo. Ma:
• Vinted e Wallapop agevolano il contatto con il venditore e offrono la possibilità di acquistare prodotti di categorie diverse dall’abbigliamento. Tuttavia potrebbe essere più facile trovare abiti in uno stato peggiore rispetto a quanto promesso;
• Zalando second hand e Micolet, al contrario, offrono una garanzia di qualità sicuramente maggiore.