Quando parliamo di sostenibilità, il nostro pensiero corre spesso all’energia, ai trasporti, alla plastica. Ma c’è un ambito, tanto quotidiano quanto impattante, che merita attenzione: il cibo. In un’epoca in cui la crisi climatica e le disuguaglianze sociali ci impongono nuove responsabilità, ripensare il nostro rapporto con l’alimentazione diventa fondamentale. Esiste un altro modo di mangiare, più etico, più consapevole, più sostenibile. E parte tutto da un gesto semplice: non sprecare.
Lo spreco alimentare: un problema che ci riguarda tutti
In Italia, la consapevolezza c’è (era emersa anche nell’indagine di Ipsos per Altroconsumo dello scorso anno). Quasi la totalità degli italiani considera lo spreco alimentare un problema rilevante. Eppure, secondo una recente ricerca condotta da YouGov per Too good to go, un italiano su tre ammette di gettare via cibo almeno una volta a settimana. Una percentuale che sale fino al 38% nel Sud Italia e tocca il 44% tra i genitori con figli minori (l’indagine è stata condotta su un campione di 1015 adulti tra il 14 e il 15 aprile 2025 e i dati sono stati ponderati per essere rappresentativi di tutti gli adulti italiani). Numeri che fanno riflettere, soprattutto se confrontati con l’alta percentuale di cittadini che dichiara di voler contrastare lo spreco.
Le cause principali dello spreco alimentare in ambito domestico sono semplici, ma ricorrenti:
- dimenticanza: il 41% dimentica alimenti in frigorifero o sugli scaffali;
- scadenze superate: il 37% butta cibo perché non consumato in tempo (a proposito, sei sicuro che quel prodotto sia proprio da buttare? Ne parliamo qui);
- porzioni eccessive: il 21% cucina troppo, con un’incidenza più marcata nel Sud e nelle isole.
Questi comportamenti, spesso frutto di distrazione o mancanza di pianificazione, generano ogni giorno enormi quantità di cibo buttato inutilmente. Ma la responsabilità non è solo individuale: è anche culturale e sistemica. Serve un cambiamento profondo nelle abitudini, supportato da strumenti concreti e accessibili.
Le abitudini stanno cambiando, ma serve continuità
La buona notizia è che molti italiani stanno adottando comportamenti più virtuosi. L’indagine mostra che il 78% consuma il cibo avanzato il giorno successivo, con una percentuale che sale all’82% nelle regioni centrali. Al Nord Ovest si preferisce congelare gli avanzi, mentre nel Sud e nelle Isole è più frequente condividerli con amici e parenti. C’è anche chi sceglie di reinventare i piatti, trasformando ciò che è rimasto in nuove ricette. Insomma, il cambiamento è in atto. Ma non basta.
Uno dei nodi ancora critici è rappresentato dalla spesa. Se da un lato il 72% degli italiani dichiara di controllare regolarmente la data di scadenza dei prodotti, secondo l’indagine di Too good to go solo il 27% pianifica in anticipo i pasti della settimana (in questo caso, la doggy bag potrebbe essere un ottimo alleato). E appena il 55% prepara una lista dettagliata prima di andare al supermercato (a proposito, abbiamo chiesto alla nostra community se la sua spesa è sostenibile). Una gestione poco strategica che, nel tempo, può portare ad acquistare più del necessario, con il rischio concreto di buttare via ciò che non si riesce a consumare.

Guida al consumo responsabile: la scelta
Le nostre abitudini alimentari hanno un grande impatto sull'ambiente. Scarica la guida gratuita "Mangiare consapevolmente: le scelte alimentari non sono tutte uguali" di Altroconsumo in collaborazione con Will per scoprire come fare scelte più consapevoli anche a tavola.
Scopri comeLe app antispreco: un alleato concreto per consumatori e ambiente
In questo contesto si inseriscono soluzioni innovative come le app antispreco, di cui parliamo più diffusamente qui. Strumenti semplici, digitali e immediati che consentono di salvare pasti invenduti da ristoranti, panetterie e supermercati, offrendoli a prezzo ridotto agli utenti finali. Too good to go è l’app più conosciuta e utilizzata in Italia: secondo la stessa ricerca, il 46% degli italiani dichiara di conoscerla o di utilizzarla regolarmente. Tra i più attivi ci sono i giovani tra i 25 e i 34 anni e le famiglie con figli, segno che la nuova generazione è pronta a cambiare il paradigma alimentare.
Nel 2024, la community di utenti e partner di Too good to go ha salvato circa 7 milioni di pasti in Italia. A guidare questa rivoluzione virtuosa sono state le grandi città come Roma, Milano e Torino, ma anche centri medi come Reggio Emilia, Modena e Verona, fino ai piccoli comuni come Pesaro, Cuneo e Pavia. Una partecipazione trasversale che testimonia un cambiamento culturale profondo: sempre più persone vogliono ridurre gli sprechi e partecipare attivamente alla costruzione di un futuro più sostenibile.
Un impatto concreto per il pianeta (e per il portafoglio)
Ridurre lo spreco alimentare non è solo una scelta morale, ma anche una delle azioni più efficaci per combattere il cambiamento climatico. Secondo Project Drawdown, è la misura numero uno per contenere l’aumento della temperatura globale sotto i 2°C entro il 2100. Ogni pasto salvato equivale a una riduzione delle emissioni di CO₂, del consumo di acqua e del suolo. Non è un dettaglio: il 40% del cibo prodotto ogni anno nel mondo finisce sprecato. Un’enormità che possiamo (e dobbiamo) contrastare a partire dalle nostre scelte quotidiane.
Ma c’è anche un altro aspetto da considerare: lo spreco alimentare pesa sul bilancio familiare. Evitarlo significa anche risparmiare denaro, valorizzare ciò che si acquista e rendere più efficiente la spesa settimanale. In un momento storico in cui l’inflazione colpisce soprattutto il carrello della spesa, ridurre gli sprechi diventa anche un gesto di autodifesa economica.
Altromangiare: il gusto di fare la cosa giusta
Cambiare si può. E oggi, più che mai, si deve. Ma serve uno sforzo collettivo: istituzioni, aziende, cittadini. L’obiettivo è costruire un sistema alimentare più giusto, equo e sostenibile. Un sistema che non lascia indietro nessuno, che valorizza le risorse e che restituisce dignità al cibo. Questa è la visione di Altromangiare, uno spazio di Impegnati a Cambiare per scoprire e raccontare un modo diverso di mangiare. Un modo che parte dal rispetto: per il pianeta, per le persone, per ciò che mettiamo nel piatto.
Scegliere un altro modo di mangiare non significa rinunciare al gusto o alla comodità. Significa, piuttosto, scegliere con consapevolezza, utilizzare meglio ciò che abbiamo, e contribuire ogni giorno – anche con piccoli gesti – a costruire un futuro migliore.