L’impegno a livello europeo per traghettare i Paesi UE verso un sistema alimentare più equo e sano, di cui il piano d’azione “Farm to Fork” è una tappa fondamentale, sta iniziando a dare i suoi frutti, ma molto resta ancora da fare. Oggi, per esempio, i consumatori hanno finalmente capito l’importanza di controllare sempre le etichette dei prodotti alimentari prima di acquistarli. Troppo spesso, però, si ritrovano di fronte a informazioni ben poco visibili e non sempre comprensibili. Etichette, cioè, che spesso confondono più che aiutare a compiere scelte alimentari consapevoli.
Lo confermano i risultati della recente indagine, promossa da Altroconsumo, che è andata a sondare il rapporto degli italiani con le etichette alimentari. L’86% degli intervistati (1.146 cittadini rappresentativi della popolazione) assicura di verificare quasi sempre la data di scadenza di un prodotto prima di acquistarlo e questo è molto positivo. Il 97% del campione sostiene addirittura di conoscere la differenza tra le due diciture che indicano la durabilità di un prodotto: “da consumare entro” (data di scadenza”) e “da consumarsi preferibilmente entro” (termine minimo di conservazione o TMC). E questo sarebbe molto positivo. Quando, però, è stato chiesto di distinguerle, molti intervistati hanno fatto confusione. Uno su quattro, per esempio, ha ritenuto vera l’affermazione che le due date “hanno lo stesso significato, ma si applicano a diversi tipi di alimenti”.
Non è così.
La scarsa conoscenza delle informazioni riportate sulle confezioni degli alimenti o la loro scarsa leggibilità/chiarezza sono proprio tra le cause che portano spesso a buttare nella spazzatura cibo ancora buono sotto tutti i punti di vista. Lo conferma l’indagine promossa nel giugno 2023 da Smartway e OpinionWay sul comportamento degli italiani in tema di spreco alimentare: il 37% degli intervistati confessa di aver spesso buttato via un cibo prima che abbia raggiunto la data di scadenza. Va a sé che lo spreco rischi di aumentare ulteriormente con gli alimenti da consumare “preferibilmente entro il…”. Cibi di lunga durata, molti dei quali potrebbero essere tranquillamente portati in tavola anche dopo quella data indicativa. Facciamo chiarezza.
Data di scadenza e termine minimo di conservazione: una bella differenza!
Partiamo, allora, da un breve ripasso sulle indicazioni relative alla durata di un prodotto alimentare, che si trovano sulle confezioni o sulle etichette.
La data di scadenza vera e propria indica il giorno preciso entro il quale un alimento deve essere obbligatoriamente consumato. Il giorno successivo a quella data, il prodotto è da considerarsi “scaduto”: non può più essere venduto né mangiato, perché ciò potrebbe esporre a un rischio per la salute (pensiamo al latte o a un formaggio fresco, come la mozzarella). La data di scadenza può essere indicata con la dicitura “da consumare entro” seguita dal giorno, dal mese ed eventualmente dall’anno.
Il “termine minimo di conservazione”, o TMC, indica la data fino alla quale un alimento conserva intatte tutte le sue proprietà specifiche (nutrizionali e organolettiche, cioè sapore, odore, consistenza…), se conservato in modo corretto. Un prodotto che ha raggiunto o superato il TMC non è scaduto e non è pericoloso per la salute: può essere ancora consumato o donato perché commestibile. Sulle confezioni, il TMC viene indicato con la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro” seguito dal giorno e dal mese (per una conservabilità inferiore a 3 mesi), dal mese e dall’anno (tra i 3 e i 18 mesi di conservabilità) e solo dall’anno (per più di 18 mesi).
Quanto tempo dura un cibo che ha superato il termine minimo di conservazione? Dipende dall’alimento e dalle modalità di conservazione. In generale, più lungo è il TMC previsto, maggiore sarà il margine che può essere sforato, perché quel tipo di cibo sarà in grado di conservarsi meglio. È il caso della scatoletta di tonno, che dura anni: anche superato il TMC, di solito mantiene tutte le sue caratteristiche. I prodotti da dispensa possono essere consumati indicativamente oltre due mesi dal TMC: al limite potranno aver perso qualcosa delle loro caratteristiche iniziali, per esempio la friabilità nel caso dei cracker.
Per i cibi da tenere in frigorifero, come le uova o il prosciutto in busta, i tempi si accorciano: con una temperatura impostata in modo corretto (a 4°C) e la confezione integra, si può sforare al massimo di qualche giorno o settimana. In ogni caso, prima di consumare un alimento che ha superato il TMC e se ci sono dubbi, meglio osservarlo, annusarlo e assaggiarne una piccola porzione. I cinque sensi non mentono (quasi) mai.
Termine minimo di conservazione (TMC): quando e quanto potete sforare?
LE UOVA IN GUSCIO
7 giorni
Nelle preparazioni a crudo (come il tiramisù o la maionese) è d’obbligo utilizzare sempre uova freschissime, mentre se vengono cotte, è possibile anche sforare di qualche giorno. Attenzione, non devono presentare crepe nel guscio, cattivo odore o cambiamenti di colore e consistenza all’apertura.
IL PANE DA TOAST
7 giorni
Dopo il termine del TMC o l’apertura della confezione va mangiato nel giro di una settimana, altrimenti meglio congelarlo già porzionato. Non va, invece, conservato in frigo perché perde in fragranza.
I SALUMI CONFEZIONATI
1 mese
Gli affettati, i prodotti di salumeria crudi, cotti, stagionati possono essere consumati anche fino a un mese dalla data indicata, con la confezione ben sigillata. Occhio che il prodotto abbia mantenuto inalterate le sue caratteristiche (colore, odore ecc.). Una volta aperta la confezione, però, vanno mangiati entro un paio di giorni al massimo.
IL RISO E LA PASTA
1-2 mesi
Sono prodotti secchi che possono essere consumati tranquillamente oltre la data indicata sulla confezione, anche uno o due mesi dopo il TMC, a patto che non siano infestati da parassiti. In questo caso, pasta e riso presenterebbero impurità, grumi e buchi. Visto che i parassiti possono penetrare nelle confezioni di cartone e di plastica, è meglio usare i barattoli a chiusura ermetica.
LA FARINA
1-2 mesi
Come la pasta, se è ben conservata la farina si mantiene fino a un paio di mesi dopo il termine minimo di conservazione. Non è più utilizzabile, invece, in presenza di muffa o di un odore che la richiama, se la confezione non è integra o se è infestata dalle farfalline.
I BISCOTTI E I CRACKERS
1-2 mesi
Possono essere consumati anche uno o due mesi oltre la data di TMC: non c’è alcun rischio per la salute, ma solo per il palato, perché potrebbero perdere la croccantezza e risultare stantii.
LE CONFETTURE
1-2 mesi
Sono prodotti che hanno una lunga durata, anche di un paio di anni. Una volta aperti vanno tenuta in frigo. Non è un problema, quindi, superare il TMC anche di 1 o 2 mesi. Attenti alle muffe: se si sviluppano, è meglio buttare tutto.
LA MAIONESE E LE SALSE
6 mesi
Si possono usare anche qualche mese dopo il termine minimo di conservazione, a patto che siano ben chiuse, conservate alla temperatura giusta e prive di muffe oppure odore di muffa.
LE SPEZIE E LE ERBE AROMATICHE
6 mesi
Queste preziose alleate in cucina possono essere usate anche mesi dopo il termine minimo di conservazione. Ma va tenuto conto che più invecchiano, più perdono potere aromatico e minore è il contributo che potranno dare all’insaporimento dei cibi.
I SUCCHI DI FRUTTA E NETTARI
6 mesi
Queste bevande di solito hanno un termine minimo di conservazione di qualche mese, ma si possono consumare anche dopo, a patto che non ci siano alterazioni della confezione o dell’aspetto e odore del prodotto. Se aperti vanno, però, succhi e nettari vanno tenuti in frigorifero e bevuti entro pochi giorni.
L’ACQUA IN BOTTIGLIA
12 mesi
Il termine minimo di conservazione può anche essere superato di un anno, purché la bottiglia sia stata conservata in un luogo adatto e che, una volta aperta, non abbia subìto alterazioni del gusto o dell’aspetto (per esempio appare intorbidita).
I PRODOTTI IN SCATOLA
12 mesi
Piselli, lenticchie e tutti i prodotti in scatola hanno subìto un processo di sterilizzazione. Superare anche di un anno il TMC non comporta alcun rischio, a meno che la latta non risulti bombata o ammaccata.
L’OLIO
12 mesi
Se conservato al riparo dalla luce, meglio in una bottiglia di vetro scuro e in un luogo fresco, dovrebbe essere in grado di mantenere tutte le sue caratteristiche anche ben oltre il TMC. Più tempo passa, però, più si corre il rischio che irrancidisca.
LE CONSERVE SOTT’OLIO
12 mesi
Tonno, carciofini, funghetti… ancora sigillati possono durare ben oltre il TMC. Attenzione, però, che l’olio non sia diventato rancido e che non si siano formate bollicine, indice di un’attività fermentativa, o muffe. Una volta aperta la confezione, è bene conservarli in frigorifero e consumarli entro due settimane.
IL MIELE
12 mesi
Ha una vita davvero molto lunga, ma potrebbe cristallizzarsi, fenomeno del tutto naturale. Per riportarlo allo stato liquido, basta semplicemente scaldarlo a bagnomaria.
I cibi che non scadono...mai!
L’ACETO
Trattandosi di un alimento che ha in sé proprietà conservanti, a causa della sua acidità, non ha una data di scadenza. Ma va conservato in un luogo fresco, al riparo dal sole e dalla luce.
IL SALE E LO ZUCCHERO
Non capita quasi mai che questi due pezzi da novanta in cucina rimangano troppo a lungo nella dispensa, ma in ogni caso non hanno data di scadenza, perché in virtù della loro composizione non si deteriorano.
LE CARAMELLE e le GOMME DA MASTICARE
Non hanno data di scadenza né TMC perché, per la loro composizione altamente zuccherina, si conservano per anni senza deteriorarsi. Attenzione alla scadenza, invece, nel caso di caramelle e gomme da masticare senza zucchero.