A Natale dovremmo essere tutti più buoni, ma di certo non siamo più sostenibili. Anzi: diventiamo più consumisti e spreconi rispetto al resto dell’anno. Così, mentre l’economia generale tira, quella circolare rischia di perdere terreno. Ma invertire la rotta, rendendo le feste più sostenibili, è possibile e necessario. Partendo proprio dallo shopping natalizio dei regali, un’incombenza che può diventare persino un piacere. Basta non ridursi all’ultimo minuto!
No alla corsa al regalo il 24 dicembre
“È il pensiero che conta”. Vero. Anche il regalo anonimo comprato di corsa alla vigilia sarà ben accetto. Ma lo shopping natalizio frettoloso e poco meditato rema a favore dello spreco e contro la sostenibilità. Primo perché spinge a buttarsi sulla “qualunque”, non badando al prezzo né all’impatto ambientale o all’aspetto etico dell’acquisto. Secondo perché espone al rischio (per nulla remoto) di regalare roba superflua o poco gradita che, passate le feste, finirà seppellita in un armadio o andrà ad aumentare la mole di rifiuti in discarica.Giocare d’anticipo, pianificando i regali con liste ad hoc (con destinatario, tipologia e, volendo, anche negozio), permette di selezionarli “su misura”, con la certezza che il destinatario li apprezzerà e, quindi, li utilizzerà ; di acquistarli con tutta calma, a piedi o in bicicletta, in un negozietto di quartiere; ma soprattutto di sceglierli con maggiore consapevolezza tra le tante alternative sostenibili e solidali.
I regali più “buoni” non si toccano né si scartano: si vivono
I regali più sostenibili? Sono sicuramente quelli immateriali, che non richiedono spostamenti (per essere acquistati o recapitati) e che non produrranno mai rifiuti, nemmeno se poco apprezzati da chi li riceve. Parliamo dei doni "esperenziali": l’abbonamento alla palestra, il corso di yoga o di mindfulness, un servizio di streaming, un voucher per andare al cinema o per comprare dei libri, il biglietto di ingresso a una mostra o a un concerto, una cena in un ristorante particolare. E perché non regalare una gita in una località vicina, incentivando il turismo di prossimità e lo slow tourism? O, ancora, si può donare qualcosa di davvero speciale e raro di questi tempi: il proprio… tempo. Un ciclo di lezioni di guida al fratello che sta facendo la patente, la promessa di aiutare la mamma a sgomberare il solaio o a imbiancare una stanza della casa.Ma si può anche recuperare il significato più etico e genuino del Natale, pensando al bene collettivo. Perché non convertire il regalo in una donazione a uno dei tanti enti benefici o associazioni di volontariato, che vivono proprio grazie a questi aiuti esterni? Per rendere il destinatario del regalo più partecipe, si può coinvolgerlo nella scelta del beneficiario. Alternativa solidale: i gadget natalizi (calendari, tazze, portachiavi…), che molte associazioni propongono sui loro siti.
Sì ai regali classici, ma di seconda mano o ecofriendly
A differenza degli Stati Uniti e di molti Paesi europei, noi italiani tanto facciamo fatica a chiedere la doggy bag al ristorante perché ci imbarazza, quanto siamo restii a regalare un abito o un oggetto di seconda mano nel timore di “fare brutta figura”. Da una recentissima indagine di Altroconsumo, che ha sondato le abitudini sostenibili durante le feste di 1.001 iscritti alla sua piattaforma ACmakers (la community che partecipa a test e inchieste), è emerso che a Natale sette intervistati su dieci preferiscono regalare cose nuove. Eppure un vestito, un gioiello o un oggetto di seconda mano, acquistato in uno dei tanti mercatini dell’usato fisici o virtuali, è una scelta sostenibile e forse ancora più apprezzabile dal/la destinatario/a, che riceverà un dono unico, pensato e cercato proprio per lui/lei.Va benissimo regalare anche telefoni, tablet e device vari, sempre apprezzati da tutti, ma perché non puntare sui modelli rigenerati o ricondizionati? E se proprio non si vuole rinunciare al regalo nuovo di zecca, semaforo green ad abiti in fibre sostenibili e dalla filiera etica (controllare bene l’etichetta per evitare il greenwashing!), alle creazioni uniche degli artigiani locali, ai giochi e agli oggetti in materiali naturali (legno, bambù, canapa, iuta…), ai classici cesti di prodotti eno-gastronomici che si possono creare a piacimento con prodotti alimentari locali e biologici, una pianta vera o un albero che verrà piantato e coltivato nei Paesi poveri, ai cosmetici solidi o con ingredienti di origine naturale, possibilmente dal packaging in materiale riciclato o comunque minimal.
Riciclare senza acquistare: una scelta green da esibire con orgoglio
La R di regalo, ma anche dei tre pilastri della sostenibilità e dell’economia circolare: ridurre, riciclare, riusare. Ridurre gli acquisti (e la quantità di rifiuti da regali inutili, buttati via dopo le feste); Riusare e Riciclare quanto si ha in casa, regalando una nuova vita a libri semi-nuovi (o mai letti), vestiti e accessori in buono stato, elettrodomestici mai messi in funzione, device doppi o tripli, oggetti vari che languiscono inutilmente in casa. Basta non nascondere la natura del regalo, facendolo passare come nuovo per paura di far la figura dei “poveracci”. Dichiarare, anzi, la propria scelta con fierezza, spiegandone le ragioni in un bel biglietto di carta… riciclata, ovviamente.Alla fine delle feste, raggruppare i regali ed essere sinceri con sé stessi: verranno utilizzati tutti, ma proprio tutti? Se un dono sta per finire nel cassetto o prendere la strada della discarica (generando un nuovo rifiuto da smaltire), dargli una seconda chance, trovandogli un nuovo proprietario, oppure donandolo in beneficenza.
Un bel pacchetto per il regalo senza fare un “pacco” all’ambiente
Le tre R della sostenibilità valgono anche per i pacchetti dei regali: Ridurre il più possibile l’acquisto di carta regalo, Riusare quella avanzata lo scorso anno e, se manca, Riciclare qualunque carta o stoffa a disposizione in casa: fogli di giornale, buste, sacchettini, borsine di tela, carta da pacchi marrone, scatole di cartone. Se si acquista, scegliere solo carta riciclata o da foreste certificate (marchi FSC o PEFC). Chi vuole confezionare un pacchetto a basso impatto ambientale e alto impatto visivo, infine, può rubare qualche segreto al Furoshiki, l’antica giapponese di avvolgere i regali i pregiati quadrati di stoffa. No tassativo, invece, agli imballaggi in plastica, spesso utilizzati per proteggere i regali fragili. La quantità di plastica che si accumula nel periodo natalizio nelle discariche è davvero impressionante (senza considerare quella che viene smaltita in modo scorretto).Per chiudere pacchi e pacchettini, meglio evitare la colla e il nastro adesivo, ma utilizzare nastri di stoffa, fiocchetti in materiali naturali ecc. Una volta scartato un regalo, riciclare tutti i componenti del pacco e, se non è possibile metterli via per l’anno successivo, smaltirli differenziando i vari materiali nel modo corretto.
E il biglietto d’auguri? Ecosostenibile, naturalmente. Se si ha un po’ di carta, di tempo e di creatività, ben venga il fai-da-te. Non solo perché si evita un ulteriore acquisto, ma perché un biglietto creato con le proprie mani e scritto di proprio pugno acquista un valore speciale, davvero unico.