Albero di Natale vero o sintetico? Un dilemma che da anni divide il mondo green. Ma il simbolo per eccellenza di queste feste non è l’unico protagonista delle case natalizie, vestite a festa con lucine e addobbi vari che possono avere un impatto ambientale non indifferente in termini di consumi energetici e di rifiuti inquinanti. Per limitarlo al minimo basta seguire qualche accortezza e scatenare il proprio estro creativo.
Albero di Natale sintetico, naturale o… low cost
Torniamo al vecchio dilemma: è più sostenibile l’albero di Natale sintetico o naturale? La risposta è: dipende. Chi lo cambia spesso dovrà puntare sul naturale, mentre chi utilizza lo stesso albero sintetico per molti anni dovrà semplicemente proseguire questa tradizione sostenibile. È vero, infatti, che la plastica di un albero artificiale proviene da fonti non rinnovabili, che la sua produzione genera emissioni inquinanti e che spesso arriva alla Cina, con ulteriori emissioni per il trasporto. Ma se viene utilizzato per tanti anni, da prodotto altamente inquinante usa-e-getta l’albero sintetico diventa un elemento duraturo, in linea con uno dei pilastri della sostenibilità: riutilizzare. Ovviamente più a lungo si sfrutta, più si ammortizzerà il suo impatto ambientale. Quanti anni? Dipende da molti fattori, come la dimensione, il peso, la provenienza, lo smaltimento. Indicativamente, l’albero di plastica è una scelta ecologica se viene utilizzato per non meno di 5-7 anni.
E l’albero vero? Il legno è sicuramente un materiale ecologico, perché proviene da fonti rinnovabili e, durante la sua crescita, assorbe CO2 invece di emetterla. Ma perde nel confronto con l’albero sintetico sulla durata, perché difficilmente una pianta che ha vissuto un mese in una casa riscaldata potrà sopravvivere. E anche se sopravvivesse, non sarebbe consigliabile ripiantarlo nel giardino di casa, perché non sarebbe il suo habitat adatto e potrebbe interferire con le specie autoctone. Chi opta per un albero vero, dovrebbe sceglierlo certificato FSC o PEFC, marchi che garantiscono una gestione sostenibile delle foreste; preferire alberi di provenienza italiana, per limitare le emissioni legate al trasporto; valutare la possibilità di acquistare un cimale, cioè la punta tagliata, mentre l’albero con le radici continuerà a vivere nel suo luogo d’origine; verificare che il negozio ritiri l’albero dopo le feste, impegnandosi al corretto riuso o riciclo.
L’albero di Natale vero non deve essere per forza un abete o un pino, poco adatti ai climi degli appartamenti. Si può usare una pianta già presente in casa, che può essere vestita a festa con decorazioni e lucine, o alberi più resistenti e adatti alle nostre case. Per esempio la Schlumbergera, una pianta grassa che necessita di poche cure e fiorisce nel periodo invernale (per questo chiamata “Cactus di Natale”), oppure il Solanum pseudocapsicum, soprannominato anche ciliegia di Gerusalemme per le sue bacche arancioni rotonde che ricordano le palline natalizie. Poco consigliata, invece, la classica stella di Natale (Euphorbia pulcherrima): molto bella per qualche settimana, sopravvive difficilmente alle feste e, se ingerita, risulta tossica per i gatti e cani.
Tra albero naturale e sintetico, c’è anche una terza via sostenibile e low cost: un albero di Natale fai-da-te, creato sfruttando i materiali di recupero che si hanno in casa (scatole, cassette di legno, vecchie palline, scarti di frutta secca...) o facilmente reperibili passeggiando al parco (pigne, rametti, foglie...). In questo caso la parola d’ordine è: briglie sciolte alla fantasia!
Lucine: un Natale più luminoso e risparmioso
Le lucine colorate intorno all’albero di Natale e le decorazioni luminose scaldano e rendono l’ambiente più magico, ma consumano e inquinano. Per salvaguardare portafoglio e ambiente, riducendo i consumi, l’imperativo è sostituire le luminarie più vecchie esclusivamente con luci a LED.
I LED a bassa tensione (con trasformatore) sono la soluzione migliore, perché oltre a consumare meno non si riscaldano e garantiscono una maggiore sicurezza anche se il cane o il gatto dovesse rosicchiare il filo. Per ridurre i consumi, ricordarsi di spegnere sempre le lucine quando si esce di casa e di notte.
No all’acquisto di lucine e luminarie di scarsa qualità e di provenienza ignota, senza marchio CE (la certificazione europea che contiene tutti i dati di fabbrica e della distribuzione), acquistate per pochi euro da rivenditori non qualificati. Luminarie troppo economiche potrebbero nascondere negligenza da parte dei realizzatori, che sottovalutano o ignorano le norme e i test di sicurezza, in favore di un prezzo di mercato più allettante. Dietro a prodotti troppo economici e a produttori/distributori/importatori non identificabili, infine, spesso si nascondono condizioni lavorative ben poco sostenibili.
Verificare che le luci di Natale siano dotate anche del marchio di certificazione volontario o di conformità (IMQ), che garantisce che il prodotto è realizzato rispettando le norme europee vigenti, e diffidare di addobbi che, già alla vista e al tatto, risultano fragili e poco sicuri, con fili troppo sottili e non ricoperti dalla necessaria guarnizione esterna. Si vogliono decorare balconi o giardini? Gli addobbi devono essere in grado di sopportare umidità o pioggia: verificare che sia chiaramente specificato che sono “per esterni” e il grado di protezione IP.
Va ricordato, infine, che tutte le lucine e le luminarie sono RAEE (Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche) e che, quando non funzionano più, non si buttano nell’indifferenziata sia perché inquinano sia perché si sprecherebbero materie prime preziose. È necessario portarle in discarica o nei negozi di elettrodomestici. Quelli di grandi dimensioni sono tenuti per legge al ritiro gratuito anche senza un nuovo acquisto.
Ogni addobbo è lecito, purché ecofriendly
Quanto agli altri addobbi (festoni, ghirlande, decorazioni per la porta d’ingresso di casa, centrotavola...), la soluzione più sostenibile ovviamente è riutilizzare quelli degli anni passati, risparmiando soldi ed evitando il consumo di risorse per la produzione di nuovi prodotti, nonché la produzione prematura di rifiuti spesso inquinanti. Molti italiani già lo fanno, ma magari aggiungendo qualcosa di nuovo ogni anno. Non necessariamente da acquistare, però. Con i materiali vari di recupero che si hanno in casa o comunque naturali (vetro, listelli di legno, scampoli di stoffa, rafia, tappi di sughero, pasta di sale, frutta secca...) è possibile dar vita a decorazioni super, magari facendosi aiutare dai piccoli di casa, che saranno ben felici di collaborare alla creazione della scenografia natalizia.
Se, invece, si opta per l’acquisto di decorazioni nuove, dare la preferenza a quelle in materiali riciclati o compostabili (in legno, carta, fiori secchi…), che durano poco, ma che poi si raccolgono nell’umido o che possono trasformarsi appunto in compost. E quelle in plastica, spesso demonizzata? Sono molto più resistenti rispetto a quelle in ceramica o in vetro, quindi possono essere riposte nelle scatole senza troppe preoccupazioni per gli anni successivi.
No alla neve finta spruzzata con un apposito spray sugli alberi di Natale veri: crea una patina sulle foglie e sui rami che non li fa respirare. Lo spray, poi, può irritare gli occhi e la pelle, mentre le bombolette sono infiammabili. Si vuole ricreare la candida atmosfera dei Paesi nordici? Usare dei ciuffetti di cotone idrofilo o dei ritagli di carta a forma di fiocco di neve.
Infine, un’idea ultrasostenibile. Durante gli swap party di solito amici e conoscenti si scambiano vestiti, libi e oggetti vari ancora in buono stato. Perché non lanciarne uno a tema natalizio, per scambiarsi gli addobbi e dare una ventata di novità alla propria casa natalizia a costo zero?