Crescono in fretta, troppo in fretta. E ogni centimetro in più guadagnato dai figli – a volte nel giro di poche settimane - costringe i genitori a mettere mano al loro guardaroba. Il risultato? Vestiti seminuovi o in perfetto stato che si accumulano negli armadi in attesa di essere sostituiti da nuovi capi, alimentando un circolo vizioso fatto di spese continue, inevitabili sprechi (quando i vestiti “vecchi” non vengono donati o venduti) e un impatto ambientale sempre più rilevante in un’epoca ogni giorno più dominata dalla fast fashion.
Proprio per andare in una direzione opposta a quella dello spreco, nel 2023 nasce Aliquo, una piattaforma online che trasforma questo circolo vizioso in un ciclo virtuoso. Una vera e propria storia d'impegno di due imprenditori che hanno trasformato un problema in una risorsa. Come? Offrendo ai genitori la possibilità non solo di acquistare capi usati, selezionati e in ottime condizioni, ma anche di restituire quelli ormai troppo piccoli, in cambio di un cashback da utilizzare per nuovi acquisti. Così ogni vestito non finirà più dimenticato nell’armadio o in discarica anzitempo: potrà vivere una nuova vita – e poi un’altra ancora – finché sarà indossabile. E i genitori, dal canto loro, non dovranno più mettere in conto un “piccolo” investimento per vestire i figli, né rischieranno di sacrificare la qualità per la quantità, se avranno voglia di sbizzarrirsi con modelli e colori diversi (in fondo, che male c’è?).
Uno sconto per gli iscritti a Impegnati a Cambiare
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Dall’esperienza personale a un cambiamento concreto
In molti casi, le idee migliori nascono dall’esperienza. Non di una mamma, come forse ci si potrebbe aspettare in questo caso, ma di un papà. "L'idea di Aliquo è nata perché io stesso ho sperimentato sulla mia pelle le difficoltà del continuo cambio d'armadio dei miei figli" racconta Rocco Valle, fondatore della start up insieme ad Alessandro Hoz. "Il vero problema, come in quasi tutti i tipi di sprechi, è che i vestiti per bambini vengono consumati, ma non riutilizzati quanto si potrebbe". Grazie alla sua esperienza in startup green, Valle ha sviluppato una profonda "educazione alla sostenibilità", come la definisce lui stesso. Ed è proprio questa maggiore sensibilità green e antispreco maturata negli anni a condurlo verso la creazione di "un modello circolare che permettesse ai vestiti dei piccoli di vivere più vite possibili".
Già perché le soluzioni esistenti per "far vivere più vite" ai capi ancora seminuovi o in ottime condizioni (passaparola tra amici, vendite tra privati, mercatini…) non sono sempre pratiche o facilmente percorribili: incertezza sui prezzi, spedizioni complesse, qualità dubbia di ciò che si acquista. Aliquo offre un’alternativa semplice, sicura ed economica all’insegna della circolarità e della sostenibilità a 360 gradi. Tutto ruota intorno a un sistema trasparente, basato sulla qualità dei capi e sulla comodità del servizio. "Crediamo che la cura delle risorse e un occhio alla sostenibilità sia ecologica sia economica siano la chiave per portare il modello circolare anche nell’abbigliamento per bambini, offrendo vestiti usati di qualità con un risparmio in termini ambientali, economici e di tempo" dice Rocco Valle.
Gli obiettivi dei fondatori? Ambiziosi. "Vogliamo diventare il punto di riferimento per lo slow fashion dell'infanzia e la prima scelta dei genitori italiani quando c'è da rifare l'armadio dei figli" spiega Valle. "La cosa bella è che mentre i miei figli sono ormai grandi, Alessandro (Hoz, l'altro socio, ndr) ha appena avuto una figlia, quindi potremo testare giorno dopo giorno con la crescita della sua bambina l'efficacia del nostro servizio".
Come funziona Aliquo
Il meccanismo di Aliquo è intuitivo e il servizio che offre in realtà già rodatissimo. I genitori compilano un modulo online e spediscono i vestiti che i loro figli non indossano più. In cambio ricevono un cashback del 25%, da spendere sempre su Aliquo per acquistare altri capi usati. Il bello è che anche gli abiti non acquistati sulla piattaforma si possono restituire, permettendo di ottenere un credito calcolato da un apposito algoritmo.
Tutti i capi restituiti vengono accuratamente controllati, sanificati, riparati se necessario e poi rimessi in vendita sulla piattaforma, a prezzi accessibili. Dopo ogni acquisto, si hanno fino a nove mesi per restituire il capo e ricevere in cambio un nuovo credito, riattivando il ciclo. "Quel capo ricomincerà il percorso che lo porterà nelle case di altri genitori con assoluta comodità grazie alla nostra partnership con InPost" spiega Valle. Un dettaglio distintivo? L'etichetta arancione applicata su ogni capo usato, per rendere il riuso riconoscibile e condiviso.
Scuole, sport e negozio fisico
In Italia il modello circolare nell’abbigliamento infantile sta ancora muovendo i suoi primi passi, ma l’interesse cresce in fretta. E non solo nelle grandi città, come ci si potrebbe immaginare. A trainare la domanda stanno contribuendo anche le province, dove è più difficile accedere a negozi specializzati o ad alternative sostenibili allo shopping tradizionale.
Aliquo ha già anche attivato collaborazioni con scuole e centri sportivi, applicando lo stesso modello circolare a grembiuli e divise, capi cioè soggetti a un inevitabile turnover annuale. "I genitori possono restituirceli in cambio di un cashback, noi li rimettiamo in sesto e i nuovi iscritti riceveranno un kit come nuovo, senza sprechi". Intanto è stato inaugurato anche un punto vendita fisico a Milano, in via Giovanni Pascoli 3, per rendere accessibile la cultura circolare del riuso anche a chi non ha dimestichezza con l’e-commerce o preferisce un contatto diretto.
Verso una produzione circolare a partire dal riuso
Il sogno nel cassetto dei due fondatori? Chiudere, o meglio allargare il cerchio, arrivando un giorno a produrre nuovi capi a partire da materiali recuperati. Ma per ora le energie restano concentrate sul "qui e ora", sull’ottimizzazione del modello attuale, per renderlo sempre più efficiente e accessibile.
In poco tempo, Aliquo di fatto è già diventato un punto di riferimento per le famiglie che vogliono vestire i propri figli in modo più consapevole, sostenibile e umano. Oggi ogni capo dell'infanzia può finalmente raccontare più di una storia. E ogni famiglia può sentirsi parte del cambiamento.