La legge europea sul ripristino della natura, o Nature restoration law, è ormai giunta al traguardo, dopo oltre due anni di discussioni e modifiche. Il 17 giugno, quasi a sorpresa e quando tutto sembrava compromesso a causa della sopraggiunta opposizione dell'Ungheria, i ministri dell'Ambiente dell'Unione europea si sono espressi a favore del nuovo regolamento, garantendo la maggioranza qualificata necessaria all'approvazione definitiva del regolamento per il ripristino degli habitat del territorio europeo. 20 i voti a favore, un astenuto e 6 voti contro, tra cui l'Italia, che ha purtroppo confermato la sua opposizione alla legge nonostante le modifiche di compromesso adottate. Si è dunque chiuso il lunghissimo iter legislativo, passato da due voti in Parlamento e dagli accordi del Trilogo (il consesso che mette assieme la Commissione europea, il Parlamento europeo e il Consiglio dell'Ue), che hanno dato al regolamento la sua forma definitiva. Il 27 febbraio 2024 infatti il Parlamento europeo aveva adottato la legge con 329 voti favorevoli, 275 contrari e 24 astenuti. La legge si propone di ripristinare almeno il 20 per cento delle aree terrestri e marine dell'Unione europea entro il 2030, e di garantire il ripristino di tutti gli ecosistemi che necessitano di intervento entro il 2050. Si tratta di un'occasione unica nel panorama normativo europeo in materia di protezione e conservazione della biodiversità e sarà la prima volta che una legge europea stabilisce obiettivi legalmente vincolanti per gli Stati membri.
Il contesto in cui è nata la Nature restoration law
La proposta rappresenta un passo significativo nel panorama normativo europeo in materia di biodiversità, essendo la prima legislazione di tale portata dopo l'adozione della Direttiva Habitat nel 1992 (Direttiva 92/43/CEE), che si prefiggeva di salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo degli Stati membri. La Nature restoration law è quindi la naturale prosecuzione di questo percorso iniziato ormai trent’anni fa. E si inserisce nel solco degli impegni assunti dalla Commissione europea nella Strategia UE per la Biodiversità per il 2030, che mira al recupero degli ecosistemi in tutta l'Unione. L'Ue e i suoi Stati membri infatti si sono impegnati a proteggere e mettere in atto diverse azioni per proteggere e ripristinare la biodiversità, entro il 2030. Tutto questo si inserisce in un contesto molto ampio delle politiche europee ed è un elemento chiave del Green Deal europeo.
Perché è urgente una legge sul ripristino della natura?
La biodiversità europea è in crisi e registra perdite a un ritmo allarmante, con la maggior parte delle specie e degli habitat protetti che registrano uno scarso stato di conservazione. Per invertire le attuali tendenze e garantire una natura resiliente e in salute è quindi necessario un impegno maggiore da parte di tutti gli Stati membri. Ad esempio sappiamo che la produttività agricola dipende da ecosistemi sani. Il suolo impoverito e gli ecosistemi agricoli degradati hanno una capacità più limitata di produrre cibo. Oggi, fino al 73 per cento dei terreni agricoli sono soggetti a degrado del suolo.
L'urbanizzazione e le attività turistiche sono la seconda maggiore pressione e influiscono particolarmente sugli habitat come le dune e quelli costieri e rocciosi. Le attività forestali sono la principale fonte di pressione sugli artropodi, i mammiferi e le piante non vascolari.
Mentre l'inquinamento dell'aria, dell'acqua e del suolo derivante principalmente dall'agricoltura colpisce la maggior parte degli habitat, specialmente nelle regioni atlantiche e continentali dell'Unione Europea. Secondo un rapporto dell’Agenzia europea dell’ambiente (Eea) oltre l'80 per cento dei nostri habitat è in uno stato critico e solo il 23 per cento delle specie monitorate nell'ambito delle Direttive sulla natura dell'Ue mostra segni di buona salute. Il declino della biodiversità è così avanzato che la semplice conservazione degli ecosistemi residui non sarà sufficiente a fermare l'emorragia. Il ripristino è quindi un imperativo urgente per riportare la natura ad uno stato di salute almeno sufficiente e aumentare così la resilienza del nostro continente. E questo dovrebbe avvenire in un lasso di tempo che prevede diversi passaggi, anche intermedi, da qui al 2050, passando per il 2030.
Questa legge è dunque importante perché riconosce l'urgente necessità di proteggere gli ecosistemi naturali per garantire la salute del pianeta e il benessere delle generazioni future. Il ripristino degli ambienti naturali non solo contribuisce a preservare la biodiversità, ma offre anche numerosi benefici socio-economici, tra cui la sicurezza alimentare, la mitigazione dei cambiamenti climatici e la promozione del turismo sostenibile. “La natura è fondamentale per la produzione alimentare”, si legge in un documento del Consiglio. “Il valore della produzione agricola annuale dell’UE che può essere direttamente collegata agli insetti impollinatori ammonta a quasi 5 miliardi di euro. Tuttavia, circa il 50% delle zone in cui le colture dipendenti dagli impollinatori, come gli alberi da frutto, sono coltivate nell’UE non fornisce condizioni adeguate agli impollinatori, come siti di nidificazione”. Basti un dato su tutti: a fronte di un investimento di 1€ si stima che i benefici prodotti varino tra i 4 e i 38€ a seconda del tipo di azioni.
Gli obiettivi previsti dalla Nature restoration law
La proposta unisce un obiettivo ampio di ripristino per favorire il recupero a lungo termine della natura nelle aree terrestri e marine dell'Unione Europea con target di ripristino vincolanti per habitat e specie specifiche.
Tra gli obiettivi proposti sono inclusi:
- Obiettivi derivanti dalla normativa esistente (per esempio per zone umide, foreste, pascoli, fiumi e laghi, lande e arbusteti, habitat rocciosi e dune) per migliorare e ripristinare su larga scala habitat biodiversi e promuovere la ripresa delle popolazioni delle specie mediante il miglioramento e l'ampliamento dei loro habitat.
- Insetti impollinatori: invertire entro il 2030 il declino delle popolazioni di insetti impollinatori, con un sistema di monitoraggio regolare.
- Ecosistemi forestali: raggiungere una stabilità per le foreste di varie età, aumentare la connettività delle foreste, l’abbondanza di uccelli forestali comuni e l’accumulo di carbonio organico.
- Ecosistemi urbani: garantire che entro il 2030 non ci sia una perdita netta di spazi verdi urbani e che ci sia un aumento dell'area totale coperta da spazi verdi urbani entro il 2040 e il 2050.
- Ecosistemi agricoli: aumentare le popolazioni di farfalle delle praterie e uccelli dei campi, la quantità di carbonio organico nei suoli minerali agricoli e la percentuale di terre agricole caratterizzate da una grande diversità paesaggistica; ripristinare le torbiere drenate per uso agricolo.
- Ecosistemi marini: ripristinare habitat marini come le praterie di posidonia o i fondali sedimentari che offrono benefici significativi, anche per la mitigazione dei cambiamenti climatici, e ristabilire gli habitat di specie marine iconiche come delfini e tursiopi, squali e uccelli marini.
- Connettività dei fiumi: individuare e rimuovere ostacoli che impediscono la connettività delle acque superficiali, in modo che almeno 25.000 km di fiumi siano riportati a uno stato di flusso libero entro il 2030.
Cosa prevede per i policy makers
Uno degli aspetti più rilevanti della Nature Restoration Law è il suo approccio olistico. Essa non si limita a trattare singoli problemi ambientali, ma adotta una prospettiva integrata che considera la complessità delle interazioni tra gli elementi naturali. In tal modo, promuove interventi che non solo riparano i danni già causati, ma lavorano anche per prevenire ulteriori degradi ambientali. Un altro punto della Nature Restoration Law è la sua portata trasversale. Questa legge non riguarda solo la conservazione di determinate aree protette, ma si estende a tutti gli ambienti naturali, compresi foreste, fiumi, laghi, zone umide e habitat marini. Ciò riflette la consapevolezza che la biodiversità e la salute degli ecosistemi sono cruciali per il benessere globale e la resilienza del pianeta.
Inoltre, si basa su principi fondamentali di equità e giustizia ambientale. Essa riconosce che gli impatti ambientali non sono distribuiti uniformemente e che le comunità più vulnerabili sono spesso le più colpite. Pertanto, promuove l'inclusione sociale e la partecipazione delle comunità locali nei processi decisionali relativi alla gestione e al ripristino degli ambienti naturali. Per questo motivo richiederà un impegno congiunto da parte di governi, istituzioni internazionali, settore privato e società civile, oltre a risorse finanziarie adeguate e un monitoraggio costante per valutare l'efficacia delle azioni intraprese.
Piani nazionali di ripristino
Secondo le nuove norme, gli Stati membri devono regolarmente presentare alla Commissione piani nazionali di ripristino, mostrando come intenderanno raggiungere gli obiettivi. Devono inoltre monitorare e riportare i loro progressi.
- Presentazione dei piani
In base alle nuove norme, gli Stati membri devono regolarmente presentare alla Commissione piani nazionali di ripristino, mostrando come intendono raggiungere gli obiettivi. Devono inoltre monitorare e riportare i loro progressi. - Approccio graduale
I legislatori hanno scelto un approccio graduale. Gli Stati membri presenteranno prima piani nazionali di ripristino che copriranno il periodo fino a giugno 2032, con una panoramica strategica per il periodo successivo. Successivamente, entro giugno 2032, seguiranno piani di ripristino per i dieci anni successivi fino al 2042, con una panoramica strategica fino al 2050. Infine, entro giugno 2042, presenteranno piani per il periodo restante fino al 2050. - Considerazioni regionali e locali
Il testo permette agli Stati membri di tenere conto delle loro diverse esigenze sociali, economiche e culturali, nonché delle caratteristiche regionali e locali, inclusa la situazione specifica delle regioni ultraperiferiche, nella definizione dei loro piani.
Finanziamento delle misure di ripristino
L'accordo provvisorio prevede che la Commissione presenti una relazione, un anno dopo l'entrata in vigore del regolamento, che offra una panoramica delle risorse finanziarie disponibili a livello dell'Ue, una valutazione dei bisogni di finanziamento per l'attuazione e un'analisi delle eventuali lacune finanziarie. Se appropriato, la relazione includerà anche proposte per un finanziamento adeguato, senza pregiudicare il prossimo quadro finanziario pluriennale (2028-2034).
- Promozione dei regimi di sostegno esistenti
I co-legislatori hanno anche concordato di introdurre una disposizione che incoraggi gli Stati membri a promuovere i regimi esistenti privati e pubblici per sostenere gli attori che attuano misure di ripristino.
Revisione del regolamento
L'accordo provvisorio stabilisce la data del 2033 per la Commissione per riesaminare e valutare l'applicazione del regolamento e i suoi impatti sui settori agricolo, della pesca e forestale, così come i suoi effetti socio-economici più ampi.
- Sospensione delle disposizioni in caso di emergenza
Il testo introduce la possibilità di sospendere l'attuazione delle disposizioni del regolamento relative agli ecosistemi agricoli per un massimo di un anno in caso di eventi imprevisti e eccezionali al di fuori del controllo dell'UE e con gravi conseguenze a livello dell'UE per la sicurezza alimentare.
Quali impatti sulle aziende e sui consumatori
La Nature Restoration Law può avere impatti positivi sui consumatori, promuovendo la disponibilità di prodotti e servizi sostenibili e contribuendo a sensibilizzare l'opinione pubblica sull'importanza della conservazione ambientale. D’altro canto alcune associazioni di categoria, in particolare quelle agricole, sono convinte che questa legge potrebbe ridurre la superficie agricola disponibile e portare ad un aumento dei costi dei prodotti e servizi, in quanto le aziende potrebbero dover investire in pratiche più sostenibili.
Da sottolineare come già a giugno 2023, oltre 100 importanti aziende avevano sottoscritto una dichiarazione chiedendo con urgenza l'adozione di una legge europea sul ripristino della natura, che fosse ambiziosa e vincolante, sottolineando come tutti siamo investitori nella natura. Questo impegno segue quello di un'altra coalizione composta da 48 imprese, le quali hanno firmato una lettera aperta avvertendo che le imprese e le istituzioni finanziarie dipendono dalla natura e hanno un ruolo cruciale nella sua conservazione e ripristino, nonché nella transizione verso un'economia che favorisca la natura. Queste grandi aziende hanno voluto mettere in guardia sulle conseguenze anche economiche del mancato approvazione della Nature restoration law, che rappresenta la prima legislazione europea a imporre obiettivi vincolanti per i governi nel ripristino dei nostri ecosistemi compromessi.
È significativo che aziende multinazionali di grande portata a livello globale abbiano siglato un’intesa con numerose ONG per sostenere l'approvazione di questa legge. E forse è anche questo il motivo che, nonostante le varie modifiche e i voti contrari espressi da gruppi di interesse e una certa parte politica, oggi la Nature restoration law è stata approvata.