venerdì 05 dicembre 2025

Mestruazioni e sostenibilità: perché la scelta dell’assorbente può fare la differenza

Ogni mese facciamo scelte che hanno un impatto sul nostro benessere, sul portafoglio e sull’ambiente. Dalle coppette agli assorbenti lavabili, scopri come rendere più sostenibili le mestruazioni senza rinunciare alla praticità.

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di Michela Di Mario
Donna prende assorbenti dallo scaffale

Ogni mese, milioni di donne fanno la stessa scelta: quali prodotti usare per gestire il ciclo. Non è un dettaglio. In circa 38 anni di vita fertile, tra prime mestruazioni e menopausa, le abitudini d’acquisto e d’uso producono effetti tangibili sia sul portafogli sia sull’ambiente. Basti pensare che l’impiego continuativo di assorbenti esterni per tutto l’arco della vita fertile può generare un ordine di grandezza di decine di chili di rifiuti indifferenziati – secondo le nostre stime, attorno ai 43 kg nel 2025 – e un consumo complessivo che si aggira intorno agli 8mila di pezzi e che si traduce in una spesa che sfiora i 2mila euro. Numeri che non raccontano “cosa è giusto in assoluto”, ma che aiutano a capire perché il tema meriti attenzione e informazione corretta.

Il punto centrale è guardare oltre il singolo pacco: contano i materiali, la durata, la gestione quotidiana, lo smaltimento a fine vita. Considerare l’intero ciclo di vita permette di confrontare le opzioni con più lucidità, sapendo che la soluzione perfetta non esiste e che la “migliore” dipende da esigenze personali, routine e possibilità di gestione (a casa, fuori, in viaggio, facendo sport). Un principio, però, regge quasi sempre: il riutilizzabile riduce i rifiuti rispetto al monouso. La differenza non è solo teorica: nella pratica, la quantità di indifferenziato cala drasticamente quando si adottano coppette, dischi, assorbenti lavabili o slip mestruali, anche tenendo conto dei lavaggi.

Esistono assorbenti monouso biodegradabili?

C’è poi un equivoco da chiarire: etichette come “biodegradabile” o “compostabile” sui prodotti monouso non cambiano il fine vita. Parliamo di rifiuti a potenziale contaminazione biologica, che non vanno conferiti nell’organico né avviati al compost domestico o industriale: finiscono comunque nell’indifferenziato, per motivi sanitari e normativi. Lo stesso vale per tamponi e assorbenti usati. Diverso il discorso per le confezioni: il packaging si differenzia seguendo il materiale (carta, plastica riciclabile o compostabile), e ha un peso ambientale relativamente minore rispetto al prodotto in sé, ma resta corretto conferirlo bene.

Assorbenti esterni usa e getta

Sul fronte dei prodotti, l’esperienza d’uso conta quanto l’impatto ambientale. Gli assorbenti esterni restano la soluzione più diffusa e, per molte persone, la più immediata ed economica. Hanno però il rovescio della medaglia: il quantitativo totale di rifiuti è il più elevato, perché ogni utilizzo genera un pezzo da smaltire. Anche le varianti “con ali” o “notte”, inevitabilmente più consistenti, aumentano peso e volume a fine vita. Esistono progetti pilota di recupero, ma allo stato attuale lo smaltimento resta indifferenziato. È utile ricordarlo per calibrare le scelte, soprattutto quando una confezione “green” può suggerire aspettative fuorvianti.

Assorbenti interni

I tamponi sono spesso apprezzati per praticità e libertà di movimento, ma non sono tutti uguali. La presenza dell’applicatore incide sia su rifiuti sia su prezzo: negli scenari che abbiamo analizzato, l’uso dei dei tamponi con applicatore porta a circa 37 kg di rifiuti nel lungo periodo, contro circa 17 kg per i tamponi senza applicatore. Anche a parità di comfort e capacità di assorbenza, scegliere la versione senza applicatore riduce sensibilmente l’impatto e, di solito, la spesa.

Mutande e assorbenti lavabili

Negli ultimi anni sono entrate nelle abitudini di molte persone le opzioni riutilizzabili. Le mutande mestruali e gli assorbenti lavabili si lavano in lavatrice. Le prime sono più confortevoli, nella maggior parte dei casi assolvono bene la loro funzione ma sono anche la scelta più costosa, i secondi sono tendenzialmente efficaci ma risultano scomodi secondo i risultati dei test di Altroconsumo. Considerando kit realistici (ad esempio dieci mutande mestruali da sostituire ogni due anni), la quantità di rifiuti generata in tutta la vita fertile scende a circa 8 kg per le mutande e 6 kg per gli assorbenti lavabili. A fine uso si conferiscono come rifiuti tessili, non nell’indifferenziato. L’impatto ambientale complessivo, tenuto conto dei lavaggi, resta più basso del monouso; i tessuti sintetici, nell’analisi del ciclo di vita dei prodotti di Altroconsumo, mostrano un’impronta inferiore al cotone, pur richiedendo attenzione al rilascio di microfibre e ai cicli di lavaggio. Certificazioni come Gots o Oeko-Tex aiutano a orientarsi su prodotti con requisiti ambientali e di sicurezza più stringenti.

Coppetta e disco mestruale

La coppetta mestruale è, in prospettiva, la soluzione più “leggera” in termini di rifiuti (ma anche del portafoglio): parliamo di grammi all’anno e meno di un chilo su un intero arco fertile, con un orizzonte d’uso di circa otto anni prima della sostituzione. Si sterilizza con acqua, richiede un minimo di pratica per l’inserimento e la rimozione, ma una volta trovata la misura giusta offre autonomia e costanza di performance. A fine vita, anche la coppetta va in indifferenziato. Molto simile alla coppetta per materiali e durata è il disco mestruale, che alcune donne trovano più comodo a seconda dell’anatomia e delle attività quotidiane: l’impatto ambientale rimane basso e paragonabile, mentre comfort e tenuta cambiano da marca a marca.

Spugnette, un’alternativa ancora sperimentale

Diverso il discorso per le spugnette mestruali. Pur potendo ridurre i rifiuti rispetto al monouso, hanno efficacia e comfort più variabili e una durata molto più breve (qualche mese), con la conseguenza di doverne acquistare più pezzi all’anno. Sono facili da inserire, meno da rimuovere, e i test di Altroconsumo le giudicano poco affidabili sia sul fronte del laboratorio (bassa assorbenza) sia della prova pratica (è la soluzione meno gradita alle tester che le hanno provate). Nell’arco della vita fertile, l’impatto economico tende a crescere proprio per via delle sostituzioni frequenti.

Al di là delle singole categorie, c’è un aspetto che spesso fa la differenza: combinare le soluzioni. Una scelta “ibrida” funziona per tante persone. Questo approccio permette di ridurre i rifiuti e di ottimizzare la spesa senza rinunciare a comfort e praticità, adattando di volta in volta il prodotto alla giornata.

Quanto costa nel tempo

Capitolo costi. Parlare di prezzi “una volta per tutte” è impossibile, perché dipendono da marca, materiali, promozioni e durata reale dei prodotti riutilizzabili. Vale però una regola: guardare al costo totale nel tempo anziché al singolo scontrino. I monouso hanno una spesa continua, mese dopo mese; i riutilizzabili richiedono un investimento iniziale e poi diluiscono la spesa negli anni. La coppetta, per esempio, nell’orizzonte di tutta la vita fertile resta una delle soluzioni più vantaggiose; gli assorbenti lavabili possono risultare convenienti sul medio periodo; le mutande mestruali hanno prezzi in calo, ma restano l’opzione più cara. Negli assorbenti interni, la versione senza applicatore riduce sia impatto sia costo rispetto a quella con applicatore. In altre parole: non serve “tornare indietro”, serve conoscere bene le alternative e usarle in modo intelligente.

Igiene, sicurezza e materiali

Infine, due note pratiche su igiene e gestione. Qualunque sia la soluzione scelta, è importante seguire le indicazioni del produttore su tempi d’uso, lavaggi e sostituzioni. La coppetta va sterilizzata regolarmente e sostituita quando compaiono segni di usura; slip e assorbenti lavabili richiedono cicli di lavaggio appropriati e asciugatura completa; gli assorbenti interni non vanno mai mantenuti oltre le ore raccomandate. Sul fronte materiali, informarsi su certificazioni e composizioni aiuta a evitare irritazioni e a ridurre l’impronta ambientale.

Questa non è una classifica con vincitori e sconfitti. È una bussola per scegliere con consapevolezza, sapendo che la soluzione “migliore” è quella che concilia benessere, praticità, impatto e budget nel tempo. Le nostre stime si basano su scenari realistici (ad esempio 13 cicli l’anno, quattro giorni di utilizzo medio, kit riutilizzabili con durate tipiche) e sui test di Altroconsumo condotti negli ultimi anni per valutare comfort, gestibilità e tenuta dei prodotti. I risultati possono variare in base al flusso, allo stile di vita e alle preferenze personali. L’obiettivo, per chi compra, è semplice: informarsi bene, provare con calma, combinare con intelligenza. È così che le piccole scelte di oggi diventano cambiamenti concreti, mese dopo mese.

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