Comunità energetiche rinnovabili (Cer) e Autoconsumo collettivo sono due nuovi modi per i cittadini di aggregarsi, produrre e condividere energia elettrica, partecipando attivamente alla transizione energetica e rendendo più sostenibile il sistema.
In pratica, nel caso delle Cer, cittadini, aziende ed enti locali della stessa area possono condividere un impianto alimentato da fonti rinnovabili (fotovoltaico, eolico, idroelettrico e biomasse) e utilizzarlo per i propri consumi, ricevendo in cambio un incentivo e, per chi abita in Comuni sotto i 5mila abitanti, un contributo a fondo perduto per l’acquisto dell’impianto.
Ma come funzionano le comunità energetiche? Chi può entrarne a far parte? Quali sono i vantaggi e i vincoli?
La prima cosa che deve essere chiara è che - quando si entra a far parte di una comunità energetica – i propri consumi e la propria bolletta non cambiano; la cosa importante, però, è che si può consumare energia rinnovabile anche se non si ha un impianto di proprietà e che si riceveranno degli incentivi in base a quanta energia autoprodotta si consuma senza pesare sulla rete nazionale.
Oggi è possibile presentare le richieste di incentivo sul sito del Gse (Gestore Servizi Energetici). Si potrà inoltre richiedere, sempre al Gse, una verifica preliminare dei propri impianti, affinché la richiesta sia ammissibile.
Che cos’è la Cer e chi potrà farne parte?
Le Comunità energetiche rinnovabili (Cer) possono essere composte da più edifici e da più attori di diverso tipo: cittadini, piccole e medie imprese ed enti locali che decidono di unirsi e dotarsi di un impianto per la produzione di energia da fonti rinnovabili. L’energia prodotta dall’impianto viene condivisa e consumata da questi soggetti che, in cambio, ricevono un incentivo per l'energia autoconsumata (anche l'energia in eccesso e immessa in rete sarà comunque remunerata ai valori di mercato dal Gse, come sempre accade per i produttori/consumatori di energia).
Anche chi non dispone di un proprio impianto di produzione di energia rinnovabile potrà diventare un consumatore attivo, perché potrà consumare l’energia prodotta dall’impianto comune, senza dover per forza contribuire economicamente al suo acquisto e installazione, a cui avranno provveduto gli altri soggetti della comunità. Un accordo privato tra le parti regolerà poi la corretta remunerazione nei confronti di chi ha investito nell’impianto, riconoscendogli una quota maggiore dell’incentivo totale e della consueta remunerazione per l'energia prodotta e immessa in rete.
L’unica restrizione riguarda le aziende, per le quali la produzione e immissione dell’energia all’interno della comunità energetica non deve rappresentare l’attività principale.
Che cos’è l’Autoconsumo collettivo e chi potrà farne parte?
È un insieme di almeno due cittadini che si trovano nello stesso condominio o edificio e che consumano l’energia prodotta da un unico impianto condiviso. Le modalità di auto-consumo e di riconoscimento degli incentivi (che descriviamo nel dettaglio a seguire) sono le stessa delle Cer.
Quali sono gli incentivi e come funzioneranno?
Coloro che partecipano alle comunità energetiche riceveranno un incentivo – calcolato su base oraria – per 20 anni: si tratterà di un compenso economico per l’energia elettrica condivisa tra gli utenti della community, cioè per l'energia prodotta e consumata nella fascia oraria in cui l’impianto la sta producendo.
Quindi, per esempio, si riceve l’incentivo se si accende la lavastoviglie nel range temporale (stabilito dal Gse) in cui l'impianto di riferimento sta producendo energia; per il fotovoltaico, quindi, nelle ore di sole.
Questo migliora l’efficienza del sistema elettrico in generale, perché evita picchi di consumo da gestire sulla rete nazionale: si consuma l’energia autoprodotta, vicino casa e da fonti rinnovabili e non - tutti insieme - quella proveniente dalla rete elettrica nazionale; in questo modo si riducono anche le perdite che si verificano nel trasporto dell'energia su questa rete. Infine si evita di consumare più energia dalla rete nazionale, che deriva in modo consistente da fonti non rinnovabili, come il gas.
In conclusione, consumando l’energia autoprodotta dalla comunità nel momento in cui viene prodotta, i carichi si distribuiscono meglio sulla rete nazionale e si aiuta anche la transizione del sistema elettrico verso la decarbonizzazione, cioè verso una produzione di energia con meno emissioni di CO2 rispetto a quella del gas.
L’incentivo sarà composto da una parte fissa e da una parte variabile. La parte fissa varia in funzione della taglia dell’impianto (che non può essere superiore a 1 MW di potenza), la parte variabile varia in funzione del prezzo di mercato dell'energia: sarà più alto, in proporzione, per gli impianti piccoli e aumenterà al diminuire del prezzo di mercato dell’energia.
Ma a quanto ammonteranno, in euro, gli incentivi previsti per chi condivide l’energia autoprodotta? Il meccanismo si basa sul valore dell’energia prodotta in quel momento nella zona geografica dove si trova l’impianto, tecnicamente chiamato prezzo zonale. In base al valore del prezzo zonale viene calcolato il premio da riconoscere alla Cer.
Nel caso più comune, quello di condomini e abitazioni residenziali, funziona così:
- la tariffa premio non può eccedere il valore di 120 €/MWh, cioè 12 centesimi al kWh di energia prodotta;
- solo quando il prezzo zonale supera i 140 €/MWh, si va a ricevere un valore inferiore ai 12 centesimi al kWh. Considerando che il prezzo zonale è solitamente inferiore a questo valore, è presumibile che i 12 centesimi saranno spesso erogati; ma se il mercato elettrico dovesse vedere ancora un innalzamento delle tariffe, questo vorrebbe dire che l’incentivo scenderebbe ulteriormente (fino al valore minimo di 8 centesimi).
Come si calcolano e si ricevono gli incentivi?
Il Gse calcolerà, tramite i dati che i distributori di energia elettrica gli forniranno su base oraria, l’incentivo totale per l’intera Cer o per l’intero condominio nel caso dell’Autoconsumo collettivo, in base all’energia condivisa.
Eseguirà, quindi, il bonifico al referente stabilito da un accordo all’interno alla comunità (per esempio l’amministratore per un condominio). Questo avrà, infine, l’onere di calcolare quanto spetta a ogni soggetto, in base alla sua partecipazione ai costi sostenuti per l’impianto e in base a quanta energia condivisa ha consumato nella fascia oraria in cui è stata prodotta.
Ci sono altri contributi?
Tra gli altri contributi previsti, ci sarà la restituzione dei costi sostenuti in bolletta per la gestione della rete elettrica su cui, in realtà, le comunità energetiche non pesano, perché utilizzano energia “locale” che non è transitata sulle reti nazionali (che hanno tutta una serie di costi di gestione, manutenzione, con perdite nella distribuzione).
Gli impianti che si trovano nelle Regioni del Centro e del Nord, meno assolate e quindi in grado di produrre meno energia tramite fotovoltaico, riceveranno un contributo in più.
Sono previsti aiuti per investire negli impianti rinnovabili?
In base a quanto prevede il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), i Comuni con meno di 5.000 abitanti potranno beneficiare di un contributo a fondo perduto fino al 40% del costo dell’impianto (i fondi stanziati dal PNRR sono pari a un massimo di 2,2 miliardi di euro).
Questo però comporterà un incentivo più basso dopo, nella fase di gestione: cioè verrà dato meno denaro in base all’energia che si produce e auto-consuma.
I contributi massimi previsti per l’acquisto dell’impianto rinnovabile sono pari a:
- 1.500 €/kW, per impianti fino a 20kW;
- 1.200 €/kW, per impianti di potenza superiore a 20 kW e fino a 200 kW;
- 1.050 €/kW per impianti di potenza superiore a 200 kW e fino a 1.000 kW.
Per tutti gli altri attori sono cumulabili le detrazioni fiscali al momento attive, per esempio quelle per installare un impianto fotovoltaico.
Quali sono i limiti geografici delle comunità energetiche?
La novità rispetto alla fase pilota è stato l’allargamento del perimetro geografico entro cui i consumatori si possono aggregare. La rete elettrica è fatta di cabine di distribuzione a cui si agganciano le nostre abitazioni e da cui arriva l’energia. Possono essere primarie (coprono aree piuttosto estese corrispondenti più o meno a un quartiere di una città) o secondarie (coprono un’area più piccola, corrispondente a una stessa via).
Per le Cer il limite ora diventa più esteso rispetto a prima e corrisponde all’area coperta dalla stessa cabina primaria che rileva l’energia auto-prodotta e consumata dalla comunità. Significa che gli abitanti di una stessa parte di città (quartiere) o di un paese non troppo esteso potranno partecipare alla stessa Cer ricevendo gli incentivi previsti, proprio perché in questo modo consumano energia prodotta vicino a loro che non comporta costi di transito, gestione, manutenzione e altro sulla rete. I distributori di energia elettrica dovranno pubblicare un registro con tutte le singole utenze (Pod) e la corrispondente cabina primaria; in questo modo ogni cittadino potrà consultare il registro e capire a quale Cer potrà partecipare. Il Gse avrà poi in carico la gestione del registro.
Per quanto riguarda invece l’Autoconsumo collettivo (tra abitanti dello stesso edificio), l’impianto di produzione può essere messo anche al di fuori del palazzo: quindi, i condomini potranno organizzarsi e diventare prosumer indipendentemente dal fatto di avere l’impianto fotovoltaico sul tetto del condominio.
I consumi e le bollette scendono?
Consumi e bollette non cambiano, sia per le Comunità energetiche sia per l'Autoconsumo collettivo; solo in una fase successiva si riceve un incentivo in base a quanto si è auto-consumato.
Prendiamo il caso dell’Autoconsumo collettivo in un condomino dove è stato installato un impianto fotovoltaico sul tetto: alla fine del mese i miei consumi elettrici dipenderanno sempre e comunque dai miei comportamenti, da come uso gli elettrodomestici e altri apparecchi; e la mia bolletta sarà calcolata come sempre dal fornitore di elettricità, con i costi calcolati in base alla mia tariffa.
Solo successivamente il Gse andrà a calcolare, tramite i dati che i distributori di energia elettrica gli forniranno su base oraria, quanto sarà l’ammontare dell’incentivo dell’intero condominio in base all’energia condivisa. L'incentivo verrà poi ripartito tra i condomini.
Comunità energetiche rinnovabili e Autoconsumo collettivo riguardano solo la produzione e il consumo di energia elettrica e non del gas. È chiaro, quindi, che diventare prosumer avrà un impatto più rilevante per chi, in casa, utilizza soprattutto energia elettrica.
Dovrò installare nuovi contatori?
No, non sono previsti nuovi strumenti di misurazione o altri dispositivi hardware rispetto al contatore che già si ha in casa. Questo per essere coerenti con la normativa, che vuole queste aggregazioni come libere e aperte.
Avere altri strumenti da installare significherebbe, infatti, sostenere ulteriori oneri e costi di rilevazione; ma si è anche meno tutelati, perché in bolletta non compare l’incentivo che spetta e questo rischia di creare confusione all’interno della comunità energetica.
Gli unici strumenti che possono aiutare in questo senso sono dei sistemi di monitoraggio energetico con cui si potrà capire quanta energia auto-prodotta si consuma. Non avranno alcun valore legale, però, rispetto alla misurazione dei distributori di energia elettrica e al calcolo eseguito dal Gse per l’incentivo totale.
Come tutelarsi da eventuali problemi?
Prima di partire con l’operatività della comunità energetica è obbligatorio istituire un regolamento per la gestione dei costi dell’impianto di produzione e della divisione degli incentivi che verranno maturati.
Una scrittura privata fra le parti sarà sufficiente per i casi più semplici, mentre saranno necessari regolamenti più complessi e contratti ben definiti, con la supervisione di un legale e di un notaio, se la Cer avrà al suo interno impianti di produzione di taglia grande o se ci saranno attori come piccole-medie imprese o enti istituzionali.
Per partecipare devo cambiare fornitore?
No, la normativa vuole proprio lasciare libero il cittadino di gestire la propria fornitura. Quindi non c'è alcun vincolo fra la community energetica e il fornitore di energia elettrica (che potrà continuare a essere scelto in base alle proprie esigenze: su Altroconsumo, il comparatore delle tariffe aiuterà a capire qual è il gestore di luce e gas più conveniente).
Questo vale anche nei casi in cui fosse proprio un fornitore a proporre un Autoconsumo collettivo a un condominio, magari con il supporto all’installazione di un impianto fotovoltaico: questa utility non potrà vincolare il singolo utente o gli impianti in comune del palazzo alla sua fornitura di energia.
Come si richiede l'incentivo?
Si può richiedere l'incentivo usando la piattaforma messa a disposizione dal Gse. Attraverso questa piattaforma è possibile:
- richiedere l’ok a diventare una comunità energetica e quindi accedere agli incentivi;
- richiedere gli incentivi specifici per le Cer nei Comuni sotto i 5mila abitanti (che possono accedere a speciali fondi derivanti dal PNRR);
- simulare la convenienza economica e avere un primo riscontro riguardo alla fattibilità operativa e regolatoria; si tratta quindi di un sistema che permette di capire se il progetto che si presenterà al GSE ha i requisiti per avere l’ok finale (o se sono richieste altre condizioni o altra documentazione).
Come sono nate le Cer e perché?
Il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (Mase), a fine febbraio 2023, ha inviato all’Unione europea la proposta di decreto che incentiva le comunità energetiche. A novembre 2023 è poi arrivato il via libera Ue: secondo la Commissione “l'aiuto produce effetti positivi, in particolare sull'ambiente, in linea con il Green Deal europeo, che superano eventuali effetti negativi in termini di distorsioni della concorrenza”.
Con questo decreto l’Italia ha recepito la Direttiva europea RED II 2001/2018, con la quale l’Ue ha riconosciuto valenza giuridica alle associazioni di cittadini attive nel condividere l’energia; ha, inoltre, ampliato la figura del produttore/consumatore di energia (prosumer), alternativa che era possibile solo per i proprietari di un impianto.
Da quando è nato il sistema elettrico nazionale i cittadini hanno condiviso l’energia prodotta dai diversi punti di produzione sulla rete, cioè dalle centrali a gas o dagli impianti idroelettrici. Quando, poi, le tecnologie come il fotovoltaico hanno permesso di immettere in rete energia elettrica da migliaia di punti, si è fatto un ulteriore passo avanti creando un sistema decentralizzato: a fine marzo 2023, in Italia, erano presenti oltre 1,3 milioni di impianti fotovoltaici.
Con l’istituzione delle comunità energetiche si intende fare alcuni passi in più:
- aumentare la sostenibilità e l’efficienza del sistema elettrico;
- fornire uno strumento di partecipazione alla transizione energeticaanche ai cittadini che, per ragioni economiche o altre motivazioni, non possono installare un impianto di produzione da energia rinnovabile di proprietà, dedicato solo alla propria abitazione;
- dare un contributo, tramite gli incentivi, a chi si trova in condizioni di povertà energetica e ha difficoltà a pagare le bollette. Le agevolazioni e i limiti previsti tendono, infatti, a permettere soprattutto a enti e Comuni di accedere a questo sistema, anche per aiutare chi si trova in difficoltà.
Alcune decine di comunità energetiche esistono già in Italia, grazie a una precedente norma che aveva fatto partire una prima fase pilota. Con l’emanazione del nuovo decreto da parte del Mase (approvato anche dalla Commissione Ue) si è arrivati a regole certe che i consumatori dovranno seguire per aggregarsi.
Arera (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente) ha infatti emanato il Tiad (Testo integrato autoconsumo diffuso), il quadro regolatorio che fornisce le norme per poter “dialogare” con il sistema elettrico nazionale e, infine, il Gse (Gestore dei Servizi Energetici) ha pubblicato la piattaforma attraverso cui richiedere l'incentivo.
Quanti cittadini potranno accedere alla condivisione di energia rinnovabile?
Ci si prefigge di sostenere fino a 5 GW di energia prodotta dai vari impianti che parteciperanno, con uno stanziamento di 3,5 miliardi di euro in 20 anni. Secondo le stime, parliamo di un numero di iniziative potenzialmente ammissibili che varia molto, da 5mila a 1,6 milioni di impianti Cer, a seconda delle dimensioni.
A beneficiare concretamente del sostegno dovrebbero essere 210mila progetti per un numero complessivo di aderenti pari a due milioni di cittadini.
Per il contributo a fondo perduto del PNRR riservato ai piccoli Comuni sotto i 5 mila abitanti (stanziamento di 2,2 mld € per realizzare 2 GW di potenza degli impianti Cer), le istituzioni italiane hanno stimato di poter sostenere 85mila progetti.