lunedì 28 luglio 2025

Compost casalingo: come trasformare i rifiuti organici in risorsa

Il compostaggio domestico è il modo più semplice ed ecologico per ridurre i rifiuti organici prodotti tutti i giorni e ottenere un ottimo fertilizzante naturale per orto e piante. Come procedere, passo dopo passo. 

Altroabitare
di Lorenza Resuli

Il compostaggio domestico è una pratica sostenibile, economica e molto semplice, che consente di recuperare gli scarti prodotti in cucina e in giardino per trasformarli in compost, un materiale ricco di sostanze nutritive utilissimo per piante, orti e fioriere. Compostare, in pratica, significa restituire alla terra ciò che le appartiene, contribuendo alla salute del suolo e alla riduzione dei rifiuti organici.

Compostare in casa? Si può fare! E non è per nulla difficile. Per creare un ottimo fertilizzante naturale nel proprio orto o in giardino, basta procurarsi un semplice contenitore, conservare gli scarti organici, evitando di buttarli nel bidone dell’umido, e seguire qualche semplice accorgimento.

Qui troverete tutte le dritte utili per iniziare a compostare in casa: dalla scelta del contenitore ai materiali da inserire, fino ai consigli per ottenere un compost di qualità, ricco di nutrienti e totalmente naturale. Una volta imparato a compostare, si potrà attingere a una risorsa preziosa, autoprodotta e gratuita, che potrà essere utilizzata per arricchire il terreno di orti, aiuole, vasi o prati. E ogni buccia di frutta o foglia secca non diventerà più un rifiuto, di cui liberarsi: continuerà a vivere.

Che cos’è il compost e a cosa serve?

Prima di partire alla scoperta del compostaggio domestico, una domanda sorge spontanea: che cos’è esattamente il compost? È un fertilizzante di origine organica ottenuto attraverso il trattamento dei rifiuti umidi (bucce, fondi di caffè, foglie secche ecc.) separati alla fonte. Ricco di humus, microrganismi attivi e microelementi, il terriccio che si ottiene dal compostaggio è in grado di migliorare la fertilità del terreno e di nutrire le piante in modo sano e sostenibile. In virtù delle sue proprietà,  il compost è adatto a qualunque coltivazione: dall’orto sul balcone, alle piante ornamentali, fino alle coltivazioni estensive in pieno campo.

Riassumendo, il compostaggio domestico è una pratica utile e sostenibile perché:

  • consente di sfruttare i rifiuti organici prodotti ogni giorno, che altrimenti finirebbero nel bidone dell’umido;
  • migliora la fertilità della terra (dei vasi di piante, dell’orto ecc.);

  • diminuisce l’uso di fertilizzanti chimici.

A chi conviene il compostaggio domestico?

Fare il compostaggio domestico conviene a chi dispone di un giardino, di un orto o di uno spazio esterno e vuole ridurre la produzione di rifiuti organici, risparmiando non solo sui fertilizzanti chimici, ma anche sulla famigerata TARI.  Alcuni Comuni, infatti, prevedono riduzioni fino al 30% sulla TARI a chi decide di utilizzare i rifiuti organici grazie al compostaggio domestico.

Per verificare se si ha diritto a questa riduzione significativa, è necessario verificare sul sito del proprio Comune quanto previsto dal regolamento TARI. Per ottenerla, occorre compilare i moduli nei tempi richiesti e seguire attentamente le procedure previste.

Produrre compost a casa, passo dopo passo

Prima di scoprire come si produce compost a casa, una debita premessa su dove produrlo: il balcone o il terrazzo non sono i luoghi ideali per avviare il compostaggio domestico. Come vedremo meglio più avanti, il contatto con il terreno è importante per la buona riuscita del compost casalingo e questo contatto si crea ovviamente solo in un giardino o in un orto. 

Il compostaggio sul balcone di casa può essere un esperimento per verificare, ad esempio, i tempi di smaltimento dell’umido, ma se la produzione di rifiuti organici è quella di un nucleo familiare, fare compostaggio sul balcone è una pessima idea.

In alte parole, per fare il compostaggio a casa è meglio avere a disposizione un giardino o un orto per assicurargli lo spazio necessario e la base giusta (terreno). Ecco come iniziare.

1. Scegli un contenitore per compostaggio 

La scelta del contenitore che ospiterà il compost è un passo fondamentale per iniziare bene il compostaggio domestico. Esistono diverse soluzioni, in base allo spazio disponibile e alle esigenze personali. 

Chi ha un giardino può usare una compostiera in plastica resistente o in legno, meglio ancora se dotata di coperchio e aperture per l’aerazione. Se lo spazio lo consente, va considerato che il volume ideale per far maturare il compost è di circa 1 metro cubo. Bastano alcune assi di legno, dunque, per costruirne una su misura.

L’ideale è che il cumulo di compostaggio poggi direttamente sul terreno. Questo non solo  favorisce lo scambio di umidità con il suolo, ma facilita anche l’ingresso di lombrichi, insetti e microrganismi che contribuiscono al naturale processo di decomposizione e a trasformare gli scarti organici in un compost maturo e ricco di nutrienti.

Per chi non può o non vuole dedicare un angolo del giardino a un cumulo di compostaggio aperto, una valida alternativa è la compostiera chiusa:
un contenitore di forma squadrata o a campana pensato per accogliere gli scarti organici e avviare il processo di decomposizione in modo controllato. Il principio è lo stesso del compostaggio tradizionale, ma con alcuni vantaggi: la struttura chiusa, più compatta, protegge dagli agenti atmosferici e mantiene meglio la temperatura giusta al suo interno, rendendola particolarmente adatta ai climi freddi o piovosi.

Un altro vantaggio è la maggiore protezione da infestanti come insetti, roditori o uccelli, spesso attratti dai rifiuti organici. Inoltre, la compostiera chiusa consente una gestione più ordinata e contenuta del processo, purché sia ben areata e di dimensioni adeguate al volume di scarti da trattare.

Va tenuto presente, però, che mescolare il materiale qui può essere più complicato rispetto a un cumulo aperto. Tuttavia, molti modelli in commercio sono dotati di sistemi che facilitano sia l’aerazione sia il prelievo del compost maturo.

Alcune compostiere includono un fondo rialzato o a griglia, che separa il materiale dal suolo. Questo accorgimento consente comunque lo scambio di umidità e microrganismi con il terreno sottostante, mantenendo attivo il processo biologico alla base del compostaggio.

Qualunque sia il contenitore prescelto, comunque, assicurarsi sempre che permetta una buona aerazione e che sia facile da svuotare e da pulire.  Il compost, infatti, ha bisogno di respirare per trasformarsi correttamente, evitando cattivi odori.

2. Aggiungi gli scarti in strati alternati

Nel compostaggio domestico è fondamentale alternare due tipologie di scarti:

  • gli scarti ricchi di carbonio, ovvero la frazione “secca” o “marrone”, come legno, foglie secche, segatura, paglia o fieno, carta e cartoncino grezzi;
  • gli scarti ricchi di azoto, ovvero la frazione “fresca” o “verde”, come erba fresca, scarti di frutta e verdura, fondi di caffè e di tè, avanzi di cucina, fiori appassiti, erbacce.

Il rapporto ideale tra le due frazioni è 1/3 di scarti freschi e 2/3 di scarti secchi. Se si inizia il compostaggio domestico usando principalmente scarti di cucina (cioè quelli “freschi”), sarà necessario procurarsi almeno altrettanti scarti secchi (quelli legnosi e ricchi in carbonio). Va da sé che chi ha un giardino o un’area verde con alberi e arbusti parta avvantaggiato, perché avrà a disposizione una generosa riserva di scarti secchi.

Alcuni rifiuti organici vanno messi nella compostiera in quantità minime:

gusci di uova;
ossa, lische;
gusci di molluschi;
croste di formaggi;
cenere;
bucce di agrumi.

E ci sono rifiuti che NON vanno mai messi nella compostiera:

resti di carne, pesce, formaggio;
saponi e detersivi;
prodotti per i trattamenti delle piante (antiparassitari);
plastica compostabile in impianti industriali;
lettiere di animali.

3. Mescola regolarmente e bagna quando necessario 

Il compostaggio funziona al meglio quando umidità e temperatura sono adatte all’attività di microrganismi, lombrichi e insetti che decompongono i materiali organici. I due fattori principali da tenere sotto controllo sono proprio l’umidità e la temperatura del cumulo.

Umidità: se il compost è troppo secco, la decomposizione rallenta perché i microrganismi hanno bisogno di acqua per vivere e moltiplicarsi. Se, invece, è troppo bagnato può diventare maleodorante e anaerobico (privo di ossigeno), favorendo fermentazioni indesiderate. L’umidità ideale è simile a quella di una spugna ben strizzata: umida al tatto, ma senza gocciolare.

Temperatura: il calore è un ottimo indicatore dell’attività microbica. Nei primi giorni il cumulo può arrivare a 50–55 °C, segno che i microrganismi stanno lavorando intensamente per decomporre i materiali. Quando la temperatura diminuisce, vuol dire che il compost si sta avviando verso la maturazione.

Per favorire una trasformazione efficace e naturale, è molto importante mescolare regolarmente il cumulo, bilanciare materiali secchi e umidi e tenere sotto controllo l’andamento del processo.

Nella stagione estiva, può essere utile bagnare leggermente il compost se risulta troppo asciutto. In inverno o durante piogge frequenti, invece, è consigliabile coprirlo per evitare eccessi di umidità e mantenere stabile la temperatura.

Ogni quanto va rimescolato il compost? Non esiste una frequenza fissa: molto dipende dai rifiuti organici inseriti e dalle condizioni climatiche. Con un po’ di osservazione ed esperienza diventerà più facile capire quando è il momento giusto per mescolare.

Compostaggio industriale vs compostaggio domestico

Il compostaggio industriale è la destinazione finale riservata alla maggior parte dei rifiuti organici prodotti in Italia. In pratica riproduce su larga scala ciò che avviene in una compostiera domestica. I rifiuti umidi raccolti nelle abitazioni vengono portati in impianti specializzati dove, all’interno di grandi capannoni, la degradazione della frazione organica è favorita e controllata attraverso le stesse operazioni che si svolgono a casa: si regolano aerazione e umidità per garantire una trasformazione ottimale della materia organica in un compost di buona qualità.  

Gli impianti di compostaggio più moderni prevedono anche una prima fase di degradazione anaerobica, durante la quale si produce biogas. Questo viene poi purificato e trasformato in biometano, un combustibile che può essere venduto o immesso nella rete di distribuzione. Lo stesso impianto può utilizzarlo per coprire i propri consumi energetici legati alle attività di aerazione, pompaggio e rimescolamento degli scarti.

Qual è la differenza tra compostaggio casalingo e industriale?

Nell’impianto di compostaggio industriale, le condizioni sono controllate per ottimizzare il processo. Le temperature raggiunte sono più elevate rispetto al compostaggio nell’orto e in giardino: possono arrivare fino a 70 °C, a causa della forte attività microbica che genera calore. Le alte temperature sono fondamentali per l'abbattimento di agenti patogeni (batteri ecc.) e semi di infestanti, rendendo il compost sicuro. Nella sua fase finale di maturazione, deche dura circa tre mesi, le temperature scendono a 30-40 °C. 


In virtù di queste differenze operative sostanziali tra il compostaggio domestico e quello industriale, esistono anche due diverse certificazioni di compostabilità, come:

 “OK Compost Industrial”

tuv industrial


“OK Compost Home”

tuv home



Un differenza da tenere ben presente. Quello che è certificato come “compostabile in impianto industriale”, infatti, potrebbe anche non degradarsi a sufficienza in una compostiera domestica, dal momento che la temperatura, la durata e l’intensità della biodegradazione sono minori rispetto al compostaggio industriale.

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