Una nube sempre più minacciosa incombe sul nostro Pianeta: il riscaldamento globale e la sua diretta conseguenza, il cambiamento climatico. Allarmismo eccessivo, come vorrebbero le teorie negazioniste su quella che molti considerano “la vera sfida del 21° secolo”? Basterebbero i numeri a smentire ottimisti e propagatori di fake news.
Il 2024 è stato l’anno più caldo registrato dal 1850 e, per la prima volta, la temperatura globale ha superato di oltre 1,5 °C i livelli preindustriali, raggiungendo la soglia critica stabilita dall’Accordo di Parigi. Numeri che, in Italia, si sono tradotti in eventi meteorologici estremi: dalle ondate di calore e siccità in Sicilia e Sardegna, alle piogge torrenziali che nel Centro-Nord Italia hanno causato inondazioni e fatto scattare lo stato d’emergenza.
Ma questo potrebbe essere solo l’inizio, visto che - secondo il “Climate Risk Index 2025” stilato dall’organizzazione ambientalista Germanwatch - il nostro è il Paese europeo più vulnerabile alla crisi climatica. Gli italiani ne sono consapevoli? Riconoscono e conoscono il “problema”? Che impatto ha avuto nella loro vita quotidiana e come lo stanno affrontando? Quali sono, in definitiva, i loro timori e a chi affidano le loro speranze?
Attraverso un questionario, Altroconsumo ha rivolto queste e molte altre domande a un campione distribuito come la popolazione italiana (per genere, età, ovvero 18-74 anni, livello di istruzione e regione), raccogliendo 1.103 risposte valide. I risultati dell’inchiesta fanno emergere il sentire comune su un tema che oggi è impossibile ignorare, ma accendono anche i riflettori su una serie di criticità ed esigenze della popolazione, che le istituzioni (italiane e comunitarie) si ritroveranno presto o tardi ad affrontare.
Il problema del “clima pazzo” è riconosciuto, ma ben poco conosciuto
Da una lettura generale dei risultati dell’indagine di Altroconsumo emerge un primo dato rassicurante: a dispetto delle fake news che da anni circolano su questo argomento, quasi la totalità degli intervistati riconosce che è in corso un cambiamento climatico importante o quantomeno moderato. Tanto è vero che il 72% respinge l’affermazione: “Il cambiamento climatico non sta realmente avvenendo”.
Ben 9 intervistati su 10, poi, nutrono ben pochi dubbi sul principale responsabile del riscaldamento globale: l’uomo e le sue attività produttive.
Un po’ meno rassicurante, invece, è ciò che viene a galla sul livello di informazione raggiunto dagli italiani in fatto di riscaldamento globale. La cosiddetta “alfabetizzazione climatica” generale è ancora bassa, anche se non pochi intervistati - cioè il 30% - ritengono, al contrario, di essere ben informati sul cambiamento climatico. Ma lo sono veramente o sono solo convinti di esserlo?
Noi abbiamo messo alla prova le loro reali conoscenze sulle cause e sugli effetti del climate change con il quiz “Vero o falso?” (lo trovate in coda al servizio). Ebbene, il 59% del campione è riuscito a rispondere correttamente solo a 2 affermazioni su 7, mentre un magro 12% ha dato almeno 4 risposte giuste. Il dato più sorprendente emerso dal quiz? Il 35% degli intervistati ritiene - a torto - che gli scienziati non abbiano raggiunto un consenso unanime sulle cause della crisi.
La maggioranza, infine, confessa di ignorare le politiche messe in campo dal governo italiano e dall’Unione europea per affrontare questa minaccia e mitigare il cambiamento climatico.
L’impatto del riscaldamento globale si vede, si “sente” e genera eco-ansia
Informati o meno che siano, 4 italiani su 5 hanno già colto i segnali del cambiamento climatico in atto, soprattutto attraverso:
- le temperature più elevate in estate;
- la maggiore frequenza degli eventi meteo estremi;
- l’intensificarsi delle ondate di calore
Molti intervistati in ogni caso dichiarano di essere stati colpiti direttamente o indirettamente dalle conseguenze del riscaldamento globale. D'altra parte l’impatto degli effetti del riscaldamento globale viene toccato con mano anche nella vita di tutti i giorni attraverso l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari, dei consumi energetici, delle spese impreviste e di quelle assicurative.
Questi effetti tangibili del climate change destano una certa inquietudine, alimentano cioè l’“eco-ansia”. Quasi la metà degli intervistati, infatti, ammette di essere preoccupato. E più si è informati, più si è ansiosi. Andando più a fondo sulle ripercussioni della crisi climatica a livello emotivo, cognitivo e funzionale (secondo la scala di Clayton, S., & Karazsia, B. T.) emerge anche che i più esposti all’eco-ansia sono gli under 40, specie se c’è un minore in famiglia.
Il cambiamento climatico spinge i cittadini ad agire e cambiare, soprattutto per ragioni economiche
La crisi climatica spinge ad agire, a cambiare, ma con un occhio più al portafoglio che all’ambiente. Dall’indagine di Altroconsumo, infatti, emerge che le azioni già messe in campo dalla maggioranza degli intervistati hanno un movente comune: il risparmio. Di risorse (acqua, energia...), ma soprattutto di soldi. Così l'85% degli intervistati fa attenzione a non sprecare acqua, il 78% ha limitato l'uso del riscaldamento, mentre il 75% utilizza elettrodomestici di classe energetica alta, che assicurano meno consumi energetici. Misure che alleggeriscono le bollette e fanno bene anche all'ambiente.
Anche le buone intenzioni si tingono di verde. Il 42% del campione, per esempio, medita di passare alle energie rinnovabili, il 37% di utilizzare un fornitore di energia green o di mandare in pensione il vecchio impianto di riscaldamento per migliorare l’efficienza energetica della propria casa.
Il cambiamento climatico incentiva anche uno stile di vita più sostenibile e ha già convinto molti cittadini ad adottare una serie di abitudini green, per esempio portare in tavola spesso cibo di stagione, riciclare di più, prolungare il ciclo di vita degli elettrodomestici o ridurre gli imballaggi di plastica. E il futuro dei cittadini si tinge ancora più di verde: il 38% medita di convertirsi alle auto elettriche, il 20% al cibo biologico e sicuramente aumenteranno gli acquisti di prodotti di seconda mano.
Si agisce, si modificano piccoli aspetti della quotidianità, ma la gran parte degli intervistati sarebbe anche disposto a fare di più. Cosa li blocca? Ostacoli economici spesso insuperabili. Oltre la metà del campione non si può permettere ulteriori cambiamenti e il 44% punta il dito contro la mancanza di sovvenzioni.
Il tallone d’Achille economico colpisce anche i proprietari di case: 3 su 10 sono impreparate a sopportare le conseguenze del climate change. Il 22%, infine, è scoraggiato dalla mancanza di informazioni. Dove attingerle? Il livello generale di fiducia sulle fonti è piuttosto scarso e solo gli scienziati riscuotono un’ampia credibilità.
La scienza troverà le soluzioni alla crisi climatica, ma anche il governo deve fare la sua parte
I cittadini nutrono una grande aspettative nella scienza e nella tecnologia. Saranno “loro” a trovare le soluzioni più efficaci per superare la crisi climatica. Ma molti sono convinti di poter dare, nel proprio piccolo, il loro contributo a questa lotta. A patto di essere messi nelle condizioni economiche di farlo.
Anche il governo, insomma, deve iniziare a fare la sua parte con sostegni concreti per i cittadini e strategie d’azione più incisive per l’ambiente. Le priorità secondo gli intervistati? Investire nel trasporto pubblico, combattere la fast fashion, sviluppare la rete ferroviaria europea... Sì, perché anche l’Europa è chiamata a fare di più.
Quanto ne sai sul cambiamento climatico?
Sulla rivista "Inchieste" di Altroconsumo abbiamo chiesto ai lettori di mettere alla prova le loro conoscenze sul cambiamento climatico con il quiz che era stato sottoposto ai partecipanti all'inchiesta. Qui diamo le risposte giuste con un breve approfondimento.
1 - La deforestazione è una delle principali cause del riscaldamento globale [VERO]
Gli alberi contribuiscono a regolare il clima assorbendo l’anidride carbonica (CO2) presente nell’atmosfera e trasformandola in ossigeno, grazie alla fotosintesi clorofilliana. Quando vengono abbattuti, quell'effetto benefico va perduto e il carbonio immagazzinato negli alberi viene rilasciato nell'atmosfera, aumentando l'effetto serra.Inoltre, la deforestazione depaupera la biodiversità perché porta all'estinzione di numerose specie animali e vegetali, alterando gli ecosistemi.
2. I cittadini possono citare in giudizio gli Stati per inazione di fronte all’emergenza climatica [VERO]
Questa possibilità è contemplata nella Convenzione europea dei diritti dell'uomo relativa ai cambiamenti climatici. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha già emesso delle sentenze in relazione a denunce di cittadini e associazioni presentate, per esempio, in Svizzera, Francia e Portogallo.
3. L'agricoltura convenzionale è uno dei principali settori responsabili delle emissioni di gas serra in tutto il mondo [VERO]
Secondo la Commissione europea, i fertilizzanti utilizzati dall’agricoltura convenzionale che contengono azoto producono emissioni inquinanti di protossido di azoto, gas serra che permane a lungo e che si accumula nell'atmosfera nel corso di decenni o secoli. Anche l'allevamento intensivo di bestiame contribuisce ad aumentare le emissioni di gas serra e il riscaldamento globale. Quando digeriscono il cibo, le mucche e le pecore producono grandi quantità di metano, gas serra più potente della CO2.
Le emissioni provengono anche dalla produzione e dalla lavorazione di mangimi per animali, compresa la lavorazione del terreno per la coltivazione delle colture, che rilascia anidride carbonica immagazzinata nel suolo.
Secondo la FAO, le attività a sostegno dell'agricoltura, come la deforestazione o il degrado delle torbiere, generano 3,5 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente all'anno. Quando le foreste vengono abbattute per scopi agricoli, come l'allevamento del bestiame o la coltivazione di colture, il carbonio immagazzinato viene rilasciato nell'atmosfera.
4. Il decennio 2010-2019 è stato il più caldo mai misurato nella storia [VERO]
I cinque anni più caldi mai registrati nella storia si sono verificati tutti negli ultimi cinque anni, con il 2019 che è stato il secondo più caldo a livello globale e il 2010-2019 che è stato il decennio più caldo mai registrato.
5. Le cause del cambiamento climatico e del riscaldamento globale non raggiungono un consenso tra gli scienziati [FALSO]
C'è un consenso quasi universale (97-99,9%) nella letteratura scientifica sul fatto che il clima stia cambiando a causa dell'attività umana. Tuttavia, l'opinione pubblica spesso ignora questo consenso, che emerge anche dai dati recenti provenienti da sei Paesi europei (le stime vanno dal 65% nel Regno Unito al 71% in Irlanda).
Questa percezione errata ha diverse conseguenze negative che possono ostacolare gli sforzi per mitigare il cambiamento climatico. Le persone che sottovalutano il consenso scientifico sul climate change sono meno propense a credere nel cambiamento climatico (causato dall'uomo), a preoccuparsi di questo problema e a sostenere l'azione pubblica per contrastarlo rispetto a coloro che percepiscono il consenso scientifico in modo più accurato.
6. La scarsità d'acqua è una delle principali conseguenze del riscaldamento globale [VERO]
A causa del cambiamento climatico, molte regioni europee stanno già affrontando siccità più frequenti, gravi e durature. La siccità è un deficit insolito e temporaneo nella disponibilità di acqua causato dalla combinazione di mancanza di precipitazioni e maggiore evaporazione (a causa delle alte temperature). Si differenzia dalla scarsità d'acqua, che è la mancanza strutturale di acqua dolce durante tutto l'anno legata al consumo eccessivo di acqua. La siccità ha spesso effetti a catena, per esempio sulle infrastrutture di trasporto, sull'agricoltura, sulla silvicoltura, sull'acqua e sulla biodiversità. Riduce i livelli dell'acqua nei fiumi e nelle acque sotterranee, arresta la crescita di alberi e colture, aumenta gli attacchi di parassiti e alimentano gli incendi.
In Europa, la maggior parte dei circa 9 miliardi di euro di perdite annuali causate dalla siccità colpisce l'agricoltura, il settore energetico e l'approvvigionamento idrico pubblico. Gli episodi di siccità estreme stanno diventando sempre più comuni in Europa e anche i danni che causano sono in crescita.
Con un aumento della temperatura media globale di 3°C, si prevede che la siccità si verificherà due volte più spesso e che le perdite annuali assolute legate alla siccità in Europa arriveranno a 40 miliardi di euro all'anno, con un impatto più grave nelle regioni mediterranee e atlantiche. Siccità più frequenti e gravi aumenteranno la durata e la gravità della stagione degli incendi, in particolare nella regione mediterranea.7. L'aumento della temperatura media globale di 2 gradi non avrà alcun effetto significativo sul Pianeta [FALSO]
Il riscaldamento globale indotto dall'uomo di 1,1 °C ha stimolato cambiamenti nel clima terrestre che sono senza precedenti nella storia recente dell'umanità: dall'innalzamento del livello del mare, a eventi meteorologici più estremi, alla rapida scomparsa del ghiaccio marino, al ritiro dei ghiacciai e all'innalzamento del livello del mare.
Un ulteriore riscaldamento aumenterà l'entità di questi cambiamenti. Ogni 0,5 °C di aumento della temperatura globale causerà aumenti chiaramente percepibili della frequenza e della gravità del calore estremo, ma anche degli eventi di forti piogge e siccità regionale. Le ondate di calore che, in media, si sono verificate una volta ogni 10 anni si verificheranno probabilmente 4,1 volte più frequentemente con 1,5 °C di riscaldamento, 5,6 volte con 2 °C e 9,4 volte con 4 °C. L’intensità di queste ondate di calore aumenterà rispettivamente di 1,9 °C, 2,6 ° C e 5,1 °C.
L'innalzamento delle temperature globali aumenta anche la probabilità di raggiungere pericolosi punti di non ritorno nel sistema climatico che, una volta superati, possono innescare feedback autoamplificanti che aumentano ulteriormente il riscaldamento globale, come lo scioglimento del permafrost o la massiccia deforestazione. Mettere in moto tali feedback di rinforzo può anche portare ad altri cambiamenti sostanziali, bruschi e irreversibili del sistema climatico.