mercoledì 02 aprile 2025

Dove si buttano le cialde e le capsule di caffè? Tutte le dritte per smaltirle bene

Cresce di anno in anno il numero di italiani che abbandonano la moka per convertirsi al caffè in capsule e cialde. Un sistema indubbiamente comodo, che limita gli sprechi di caffè, ma che  produce anche una mole di rifiuti, non sempre smaltiti in modo corretto. Tutto quello che c’è da sapere per limitare l’impatto ambientale del rito più amato nel nostro Paese.

 

Altromangiare
di Lorenza Resuli
cialde

Moka addio. Ogni anno aumenta il numero di consumatori che decide di passare al caffè della macchinetta anche tra le mura domestiche. E, tra i diversi sistemi per preparare e gustarsi un caffè "come al bar", quello delle capsule va sicuramente per la maggiore.

Merito (o colpa) di John Sylvan, l’inventore delle prime cialde monodose, il quale più volte ha confessato di essersi pentito per non aver previsto l'enorme impatto sulla produzione di rifiuti che la sua creazione effettivamente comporta. Perché se è vero che il sistema in questione è pratico ed evita gli sprechi di caffè, è anche vero che porta con sé una grande quantità di rifiuti. Basti pensare che, consumando un paio di caffè al giorno preparati con capsule e cialde, in un anno si producono oltre 6 kg di rifiuti a testa.

La soluzione più semplice per evitare questa mole di rifiuti? Tornare alla cara, vecchia moka, che però è meno sostenibile sul fronte antispreco, perché meno precisa nei dosaggi (quante volte avete buttato il caffè avanzato della moka?). In ogni caso se proprio non si vuole rinunciare alla comodità di cialde e capsule, è almeno possibile limitarne l’impatto ambientale. A partire da uno smaltimento corretto quando sono esauste. E per non commettere errori non bisogna confonderle: si tratta di prodotti simili, ma con differenze sostanziali.

Capsule e cialde: prodotti simili, ma differenti

Inserite in un’apposita macchinetta del caffè, sia le capsule sia le cialde consentono di preparare in pochi secondi il caffè, proprio come al bar. Entrambe offrono il doppio vantaggio della comodità e della lotta allo spreco alimentare perché, in formato monodose, a differenza della moka si limitano a  riempire la tazzina, scongiurando il rischio buttare via caffè avanzato. E questo è un aspetto non secondario, in chiave sostenibilità. Secondo uno studio di Altroconsumo, il 70% dell’impatto ambientale deriva dal caffè stesso (produzione, lavorazione e trasporto), indipendentemente dal sistema per prepararlo.

Cialde e capsule sono simili, ma non sono lo stesso prodotto. Non è un caso che funzionino con macchinette diverse, non intercambiabili: quella per le cialde non potrà essere utilizzata con le capsule e viceversa. Ma la differenza principale è il materiale di ciò che contiene il caffè:

  • nelle cialde una leggera bustina di carta, del tutto simile a quelle del tè;
  • nelle capsule, una vaschetta in alluminio, plastica o materiale compostabile.

Le cialde, tutte in cellulosa, sono compostabili e si possono utilizzare con qualunque macchinetta per questa tipologia specifica di prodotto (mentre, è bene ricordarlo, non possono essere utilizzate con i sistemi destinati alle capsule).

Le capsule, invece, si differenziano sia per il materiale (plastica, alluminio, plastica compostabile) sia per i diversi sistemi (i più diffusi sono Nespresso e Dolce gusto), non intercambiabili. Dai risultati dei test di Altroconsumo, che includono capsule di vari materiali (plastica o alluminio), non emergono differenze in termini di qualità o sicurezza riconducibili al tipo di materiale, ma solo di impatto ambientale, per la quantità e la tipologia dei rifiuti prodotti.

La plastica, il materiale più diffuso per le capsule, è più pesante dell’alluminio, quindi a parità di caffè bevuti genera una quantità maggiore di rifiuti. Ma c’è molta differenza tra le marche: si può produrre da meno di 1 kg di rifiuti all’anno, contro i 5 kg che si raggiungono con quelle più pesanti.

Come si riconoscono i materiali di cui sono fatte le capsule?

La normativa europea non considera le capsule come imballaggi. Di conseguenza, i produttori non hanno l’obbligo di riportare sulla confezione le relative informazioni sul materiale e sullo smaltimento. Fortunatamente queste indicazioni iniziano a comparire ugualmente su alcuni prodotti.

Come capire, dunque, di che cosa sono fatte cialde e capsule? Sulle cialde non si rischia di fare confusione: sono tutte in cellulosa (quindi tutte compostabili).

La maggior parte delle capsule, invece, è in plastica, a eccezione di quelle Nespresso, che possono essere in alluminio oppure in plastica compostabile.

Per capire se le capsule sono in plastica normale o compostabile, è necessario controllare la presenza del logo OK COMPOST certificato TUV.

etichetta ok compost

Non è affidabile, invece, la dicitura “biodegradabile” o “bioplastica” senza riferimenti alla norma EN 13 432 e ai loghi di compostabilità. Per poter smaltire le capsule di caffè nella raccolta domestica dell’umido, la bioplastica deve essere certificata compostabile.

Dove si buttano le cialde del caffè?

Nel bidone dell’umido, come le bustine del tè. Il sottile involucro di cellulosa, infatti, si degrada in tempi simili ai rifiuti alimentari e può essere avviato al compostaggio per la produzione di terriccio, concimi o di biometano. Chi ha un orto o un giardino può mettere le cialde usate nella compostiera insieme agli altri scarti organici.

L’imballaggio esterno e l’imballaggio interno, cioè l’involucro singolo che racchiude ogni cialda, vanno smaltiti in modo diverso a seconda delle indicazioni obbligatoriamente riportate sulla confezione in virtù della normativa sugli imballaggi.

L’imballaggio esterno più frequente delle cialde è una scatola in cartone che, quando resta vuota, va appiattita il più possibile e smaltita con la carta. Meno diffuse, invece, sono le buste di plastica, da smaltire nella raccolta per questo materiale. Se sono di materiale misto, però, potrebbero non essere riciclabili. Ecco perché è importante verificare sempre in etichetta le indicazioni sullo smaltimento corretto.

L’imballaggio interno, cioè la bustina che rinchiude la singola cialda, generalmente è di plastica e va smaltita nell’apposita raccolta differenziata. Alcuni produttori sono già passati alle bustine in “carta”, in realtà un insieme di più materiali che si raccolgono nel bidone della carta solo perché è il materiale dominante.

Dove si buttano le capsule del caffè?

Le capsule compostabili, riconoscibili dal logo OK compost TUV, vanno buttate nella raccolta dell’umido. In seguito, verranno avviate agli impianti compostaggio, dove entro sei mesi si trasformeranno in terriccio e concime, oppure saranno utilizzate per la produzione di biometano. Si possono mettere nella compostiera domestica? Meglio di no, perché sono progettate per il compostaggio industriale, che avviene in condizioni diverse rispetto a quello domestico.

Le capsule in plastica e in alluminio, invece, vanno buttate nel bidone dell’indifferenziata. La legge europea, infatti, non le considera come imballaggi (e la raccolta differenziata riguarda appunto solo gli imballaggi).

Tuttavia, con un po’ di tempo e pazienza è possibile rendere le capsule riciclabili separando i diversi materiali (contenitore, involucro di chiusura, residui di caffè) di cui sono composte. La procedura da seguire, indicata anche sulla confezione di alcuni prodotti, è la seguente:

  • aprire le capsule e togliere la pellicola che le ricopre con un coltellino;
  • vuotare il caffè esausto con un cucchiaino, buttarlo nell’umido e sciacquare la capsula;
  • conferire la capsula e la pellicola che la ricopre nelle raccolte apposite (plastica o alluminio).

Per chi non vuole rinunciare a riciclare le capsule esauste, nel test sulle capsule di Altroconsumo vengono fornite tutte le indicazioni sull’impatto ambientale dell’imballaggio, sia per tipologia di materiali sia per quantità di rifiuti prodotti.

Ci sono altri sistemi per smaltire le capsule del caffè?

Le capsule in plastica o alluminio possono essere conferite nei punti di raccolta messi a disposizione dalle aziende municipali (isole ecologiche), ma anche da alcuni supermercati.

Su questo fronte, Nespresso ha avviato un processo di raccolta nei propri negozi: quando si acquistano le capsule nuove, si riconsegnano quelle usate, ma solo a marchio Nespresso e Illy. Il processo di riciclo descritto da Nespresso sul suo sito prevede la separazione del caffè esausto dalla capsula in alluminio, che viene trasformato in compost da destinare alla coltivazione del riso. L’alluminio viene pulito, fuso e riciclato. Le altre capsule compatibili con i sistemi Nespresso, come Lavazza, non rientrano in questa raccolta.

Ci sono capsule alternative più ecologiche?

L’alternativa a basso impatto ambientale esiste: le capsule ricaricabili, acquistabili online, ma non compatibili con tutte le macchinette.

Si riempiono con qualsiasi marca di caffè: un’operazione che di per sé non è complicata. Ciò che non è sempre facile, invece, è dosare la giusta quantità di caffè o esercitare la pressione appropriata. Soprattutto quando si ha ancora scarsa dimestichezza, per svuotare la capsula sporca, pulirla e riempirla di nuovo possono servire anche una decina di minuti. In compenso, se usate bene, sono in grado di fare un buon caffè.

È quanto emerso dal test sulle capsule di caffè di Altroconsumo, che ha portato cinque modelli di capsule riutilizzabili compatibili con il sistema Nespresso in laboratorio per sottoporle a una prova di degustazione. Il verdetto del test è stato abbastanza positivo: bisogna prenderci la mano, ma se correttamente usate, il caffè servito è stato apprezzato.

In generale, le migliori capsule ricaricabili sul fronte ambientale ed economico sono quelle in acciaio (riutilizzabili senza scadenza) dotate di un coperchio dello stesso materiale (non usa e getta).

I consigli per un caffè buono anche con l’ambiente

A casa, la scelta migliore per l’ambiente è preparare il caffè con la moka, a patto di evitare sprechi, consumandolo tutto o conservando quello avanzato in un barattolo in frigorifero. La moka, infatti:

  • è fatta in alluminio (spesso riciclato) e dura per molti anni;
  • produce pochi rifiuti riciclabili: la confezione vuota del caffè, da conferire nella plastica, e il caffè residuo, da smaltire nell’umido.

Quanto ai i consumi della moka, variano a seconda dei diversi piani di cottura: l’induzione è la scelta più efficiente, ma necessita di una moka adatta.

Se si opta per i sistemi monodose (cialde e capsule), tenere conto che:

  • le cialde sono più sostenibili perché producono una quantità minore di rifiuti e sono riciclabili nell’umido, ma non possono essere usate nelle macchinette per le capsule;
  • le capsule compostabili sono più sostenibili di quelle in alluminio e in plastica, perché sono facilmente riciclabili, anche se non sono disponibili per tutti i marchi e per tutti i sistemi;
  • le capsule ricaricabili rappresentano una soluzione green, ma bisogna avere la macchinetta adatta e richiedono una preparazione più lunga e laboriosa.

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