Prima o poi il dubbio viene a tutti: "Ma questo imballaggio dove lo butto? Nella carta, nella plastica o nell'indifferenziato?". Eppure, se controllassimo meglio il prodotto in questione, scopriremmo che le indicazioni sul corretto smaltimento del packaging ci sono tutte. Basta cercarle.
Ormai da qualche anno, infatti, in Italia l'etichetta ambientale degli imballaggi è obbligatoria per legge. Ciò significa che su tutti i prodotti devono essere riportate precise indicazioni sulla natura dei materiali utilizzati nell'imballaggio e sulla loro destinazione nella raccolta differenziata dei rifiuti urbani. Ma come riconoscere e usare al meglio queste informazioni? Con l'aiuto del Conai (Consorzio nazionale imballaggi), andiamo a conoscere meglio questo strumento prezioso in termini di raccolta differenziata e, dunque, di sostenibilità ambientale.
Che cos'è l'etichetta ambientale degli imballaggi?
È la parte dell'etichetta del prodotto dedicata alle informazioni sullo smaltimento corretto delle diverse parti del suo packaging. Tutti i materiali che lo compongono, infatti, devono essere prima separati e poi buttati nei rispettivi bidoni della raccolta differenziata.
Ma non è sempre così facile capire dove destinare un certo materiale, anzi: proprio sugli imballaggi non è raro fare confusione, con il rischio di vanificare il corretto smaltimento di rifiuti che – se conferiti correttamente – possono essere in buona parte riciclati. L'etichetta ambientale offre indicazioni precise e scongiura il rischio di commettere errori.
Quali indicazioni si trovano sull'etichetta ambientale?
L'etichetta ambientale dell'imballaggio contiene principalmente due tipi di informazioni:
- i materiali di cui è costituito l'imballaggio (plastica, carta, metallo…);
- il bidone (o i bidoni) della raccolta differenziata in cui ogni componente dell'imballaggio va buttato (vedi Fig. 1).
Fig. 1. Etichetta ambientale semplice di un imballaggio costituito da un astuccio in cartoncino da buttare nel bidone della carta.
Non solo. L'etichettatura ambientale può anche fornire informazioni sulla corretta separazione dei diversi materiali di imballaggio e consigli pratici su come effettuare una raccolta differenziata impeccabile.
Fig. 2. Etichetta ambientale più complessa di un imballaggio costituito da due involucri, di cui viene indicato il materiale (C/PAP 81 e LDPE 4) e la destinazione (carta e plastica).
Le informazioni dell'etichetta ambientale sono sempre scritte per esteso sulla confezione del prodotto?
No, non è obbligatorio che le informazioni siano stampate "nere su bianco" sull’imballaggio. La legge, anzi, incoraggia la de-materializzazione dell'etichettatura ambientale, che può anche essere contenuta in un QR code ubicato sul prodotto, che rimanda a un'app o a un sito web. State arricciando il naso pensando "Aiuto, che scomodità!"? Vero, ma bisogna considerare che l'etichetta ambientale di un imballaggio complesso può occupare molto spazio, con il rischio di ritrovarsi con informazioni leggibili solo con la lente d'ingrandimento.
D'altra parte sarebbe un controsenso ampliare le dimensioni dell’imballaggio al solo scopo di farci stare tutta l’etichetta ambientale. Ecco, allora, che un QR code da inquadrare è un'ottima soluzione per accedere rapidamente tramite lo smartphone a informazioni complete, sempre aggiornate e di più facile lettura. Uno spazio virtuale, poi, offre molte più possibilità di visualizzare le indicazioni e anche di attualizzarle, in caso di cambiamenti sul fronte legislativo.
Come si "preparano" gli imballaggi per favorire il riciclo dei materiali?
Per ottimizzare il recupero e il riciclo dei diversi materiali dell’imballaggio è importante che siano accuratamente separati prima di finire nei vari bidoni della raccolta differenziata. A volte, questa operazione si rivela piuttosto meticolosa, come mostra l’etichetta ambientale del tè in bustine (Fig. 3). Noiosa, ma comunque necessaria.
Fig. 3. L'etichetta ambientale di una confezione di tè in bustine.
Ma fino a che punto spingersi nella separazione dei materiali? L'etichetta dell’acqua minerale, per esempio, va separata dalla bottiglia? Il tappo di plastica del succo di frutta deve essere separato dal cartone per bevande? Non c’è una risposta univoca. La normativa sull’etichettatura ambientale, infatti, prevede che il cittadino sia tenuto a separare le parti dell'imballaggio facilmente separabili, senza l’aiuto di attrezzi specifici. L'etichetta dell’acqua minerale o del barattolo di piselli, per esempio, può essere considerata separabile se può essere staccata dal corpo principale dell'imballaggio (la bottiglia o il barattolo) solo con le mani, senza ricorrere a coltelli, forbici eccetera.
Ben diverso il caso in cui, durante l'uso del prodotto, una parte dell’imballaggio venga separata attraverso l'impiego di un utensile, per esempio aprendo una bottiglia di vino o di birra. Il tappo di quell'imballaggio, se di materiale diverso dal vetro, sarà facilmente conferito nel suo bidone di destinazione (in quello dei metalli per il tappo a corona, nell'organico o nell’indifferenziata se di sughero o misto).
Il consiglio di Altroconsumo? Usiamo il buon senso! È inutile accanirsi su un’etichetta che proprio non vuole venir via o sulle graffette metalliche della scatola di cartone, se si rischia di ferirsi. Le piccole parti di materiali estranei che non si riescono a separare manualmente dall'imballaggio principale verranno gestite come impurità nella fase di riciclo dei materiali.
In ogni caso, se l'etichetta è separabile manualmente dal corpo principale, l'imballaggio deve necessariamente riportare la codifica alfanumerica del materiale dell'etichetta (per esempio PAP 21, LDPE 4…) e le indicazioni su dove va buttata.
E se è tutto di plastica?
È il caso, per esempio, dei detersivi, generalmente con il flacone, il tappo e l'etichetta ambientale di plastica. Si possono buttare nell'apposito bidone della plastica senza prima separarli? In teoria sì, ma c'è plastica e plastica e questa differenza viene specificata dall’etichetta ambientale, come mostra l’esempio della Fig. 4 relativo a un detersivo in gel per lavastoviglie.
Fig. 4. L'etichetta identifica tre diverse tipologie di plastica: HDPE (02) del flacone, PP (05) del tappo è PET (01) dell’etichetta che riveste tutto il flacone.
L'intero imballaggio del nostro detersivo per lavastoviglie può essere anche buttato nel bidone della plastica, ma separare l‘etichetta in PET dal flacone è una buona cosa per il riciclo, perché si facilita il riconoscimento del materiale da parte dei macchinari che separano le plastiche in diversi flussi di polimero negli stabilimenti di separazione dei rifiuti. L'accortezza di separare etichetta e flacone, infatti, è consigliata sul flacone (Fig. 5) ed è agevolata dall'apposito tratteggio che scorre a lato (Fig. 6).
Fig.5, Fig.6
In caso di dubbi che fare?
"Verifica le disposizioni del tuo Comune". È una frase che si trova spesso in calce all'etichettatura ambientale degli imballaggi e non può essere altrimenti, perché le raccolte differenziate possono variare da una città all'altra. Nel caso del cartone per bevande, per esempio, le indicazioni sono diverse a seconda del Comune (per saperne di più, si può scaricare la guida pocket sul tema di Altroconsumo). Molte aziende di raccolta dei rifiuti urbani mettono a disposizione queste informazioni sul proprio sito web o attraverso un numero verde.
In caso di dubbio, sul sito di Altroconsumo è possibile trovare tutte le istruzioni per un corretto smaltimento dei vari imballaggi, divisi per tipologie.
Indicazioni diverse sulla corretta destinazione dei rifiuti si riscontrano soprattutto per i rifiuti biodegradabili, che possono o meno essere buttati nella raccolta dell'umido. La guida di Altroconsumo sugli errori da evitare nelle raccolte differenziate offre un aiuto concreto.
Il corretto smaltimento degli imballaggi è fondamentale per l'ambiente, ma in un'ottica di economia circolare e di sostenibilità è ancora più importante ridurli alla fonte, scegliendo lo sfuso o, comunque, cercando di riutilizzare il packaging invece di buttarlo.