L’idea che un farmaco scaduto, una crema dimenticata in fondo a un cassetto o un flaconcino di integratore rimasto aperto da mesi possano contribuire all’inquinamento può sorprendere. Eppure, è esattamente ciò che rischia di accadere quando questi prodotti vengono buttati nel posto sbagliato: nella spazzatura domestica, nel lavandino o nel wc. Le sostanze contenute nei medicinali possono filtrare nell’ambiente e danneggiare gli ecosistemi e, indirettamente, avere effetti anche sull’uomo. E lo stesso accade, in misura diversa, anche con cosmetici, dispositivi medici e integratori.
I risultati di un’indagine condotta nella community di Qualify, il programma di partecipazione attiva di Altroconsumo che coinvolge i cittadini, lo confermano: le persone provano a fare la cosa giusta, ma per molti prodotti regna ancora una grande confusione. Capire come comportarsi non è sempre semplice, e in mancanza di indicazioni chiare il rischio di sbagliare aumenta. Non serve allarmarsi, ma vale la pena acquisire maggiore consapevolezza: la tutela dell’ambiente comincia spesso da gesti piccoli, anche nelle mura domestiche, che possono fare la differenza.
Sappiamo davvero come smaltire un farmaco?
Le basi, almeno in apparenza, sono note. I farmaci scaduti o inutilizzati non devono mai essere buttati nella pattumiera di casa o nello scarico del bagno. La grande maggioranza delle 1.013 persone che ha partecipato all’indagine Qualify lo sa e dichiara di portarli nei contenitori dedicati in farmacia o nelle isole ecologiche del proprio comune.
Tuttavia, basta entrare nei casi concreti perché le certezze vacillino. Alcune delle persone che hanno risposto all’indagine, ad esempio, getterebbero sciroppi o fiale scadute nell’indifferenziata, o perfino nel lavandino. E non tutti riconoscono cerotti medicati, creme o colliri come “farmaci a tutti gli effetti”, anche se la regola non cambia mai: vanno sempre consegnati ai punti di raccolta dedicati.
L’impatto ambientale di un errore può essere significativo. Anche piccole quantità di alcuni principi attivi, se disperse, possono contaminare enormi volumi d’acqua. Gettare un blister da dieci compresse di diclofenac nel wc può inquinare fino a 5 milioni di litri d’acqua di scarico, mentre un blister di pillole anticoncezionali che contengono etinilestradiolo può inquinare tanta acqua quanta ne passa ogni giorno nei sistemi di scarico di una città di 100mila abitanti. Anche smaltire i medicinali nell’indifferenziato può essere un problema: la parte di rifiuti che non viene incenerita finirà in discarica con la possibilità che le sostanze filtrino nel terreno.
La regola, alla fine, è semplice e vale sempre: tutti i farmaci, indipendentemente dalla forma o dal principio attivo, vanno portati nei contenitori dedicati in farmacia o nelle isole ecologiche.
Dove finiscono blister, flaconi e scatole
Un altro tema riguarda il confezionamento. La scatola e il foglietto illustrativo, essendo di carta, creano pochi dubbi. Ma blister, flaconi, tubetti e bustine generano molte incertezze: è difficile capire se il materiale sia riciclabile, se ci siano residui o quale contenitore sia davvero corretto.
Dall’indagine Qualify emerge che molte persone scelgono la via più prudente e portano tutto nella raccolta dei farmaci scaduti. Un comportamento comprensibile, ma che rivela una mancanza di informazioni chiare. A complicare ulteriormente il quadro ci sono le differenze tra comuni: ciò che è considerato riciclabile in una città può non esserlo in un’altra.
In attesa di un sistema uniforme, vale una regola pratica e sicura: se la confezione è pulita e totalmente vuota, si può differenziare. Se invece è visibilmente sporca, come un flacone di sciroppo con residui di liquido o un tubetto di crema non completamente svuotato, meglio smaltirla nei contenitori dedicati.
Gli inalatori e perché richiedono attenzione
Gli inalatori per asma e Bpco (la broncopneumopatia cronica ostruttiva) sono dispositivi che richiedono qualche attenzione in più. Alcuni contengono gas propellenti che restano all’interno anche quando il farmaco è finito. È un dettaglio poco noto ma importante: quei gas, se dispersi, contribuiscono all’effetto serra.
Non stupisce quindi che gli intervistati si dividano sul loro smaltimento: c’è chi li considera plastica, chi rifiuto indifferenziato, chi pensa vadano trattati come farmaci. La verità è che non esiste una regola nazionale condivisa e non tutti i comuni forniscono indicazioni specifiche.
Esistono però progetti che mostrano una strada possibile. In Friuli-Venezia Giulia, una collaborazione tra aziende e farmacie ha permesso di raccogliere e gestire in sicurezza migliaia di inalatori, recuperando parte del gas residuo e riciclando i materiali.
Il modo migliore per orientarsi resta quello di informarsi localmente: verificare se esiste una raccolta dedicata, chiedere al farmacista o ai centri di raccolta comunali.
Gli integratori non sono rifiuti qualsiasi
Gli integratori alimentari ingannano: hanno lo stesso aspetto dei farmaci e spesso vengono consigliati allo stesso modo. Ma dal punto di vista normativo sono alimenti. Questo, però, non significa che vadano trattati come bucce di frutta o avanzi di cena.
Molti contengono sostanze – dalla melatonina alle vitamine, dai sali minerali ai probiotici – presenti anche in alcuni medicinali, il che crea ancora più dubbi su come smaltirli correttamente. E gli intervistati sono divisi tra chi li butterebbe nei farmaci scaduti, chi nell’indifferenziata e chi perfino nell’organico.
In assenza di indicazioni precise, gli integratori non vanno svuotati nel wc o nel lavandino, né inseriti nei contenitori dei farmaci scaduti. La legge, infatti, in questo caso crea un paradosso: anche se contengono sostanze che in alcuni casi potrebbero essere pericolose come i farmaci, ci impedisce di fare la scelta più cauta e cioè smaltirli insieme a questi ultimi. La scelta più sensata è quindi smaltirli nell’indifferenziata – avendo cura di separare l’imballaggio quando possibile – pur sapendo che una parte potrebbe finire in discarica e che le sostanze potrebbero filtrare nel terreno.
La complessità dei dispositivi medici
Cerotti, siringhe, aerosol, termometri, misuratori di pressione: la categoria dei dispositivi medici è così vasta da rendere impossibile una regola unica. E infatti i dubbi rilevati da Qualify sono molti. Le siringhe, ad esempio, non vanno mai nella plastica né nei farmaci scaduti: esistono spesso contenitori specifici predisposti dai comuni nelle isole ecologiche o vanno gettate nell’indifferenziata. I termometri al mercurio o al gallio devono sempre passare dai centri di raccolta. Garze, bende e cerotti non medicati, invece, di solito finiscono nell’indifferenziata.
La difficoltà non è tanto nel gesto, quanto nell’orientarsi tra regolamenti che cambiano da comune a comune. Per questo è utile consultare i canali ufficiali del proprio territorio.
Come comportarsi con cosmetici e prodotti per la persona
Creme, lozioni solari, tinte per capelli, deodoranti, prodotti antizanzare e disinfettanti possono contenere sostanze irritanti o potenzialmente nocive se disperse negli scarichi. Le risposte raccolte da Qualify mostrano quanto questa area sia incerta: c’è chi li considera rifiuti indifferenziati, chi li porterebbe nei centri raccolta e chi pensa che vadano nei contenitori per farmaci scaduti. Una variabilità che riflette un problema di fondo: l’assenza di indicazioni chiare, semplici e accessibili.
Un principio, però, resta valido sempre: mai svuotare liquidi nel lavandino o nel wc. In presenza di simboli di pericolo, poi, la destinazione corretta è il centro di raccolta comunale.
Perché servono regole più chiare per tutti
La maggior parte delle persone prova a informarsi: c’è chi lo fa online, chi chiede in farmacia o si rivolge agli enti che gestiscono i rifiuti. Nonostante questa volontà, gli errori restano frequenti. E non è colpa di chi ci prova: spesso le informazioni non sono uniformi, cambiano a seconda del territorio e non sono facilmente accessibili.
Accanto alle scelte che ciascuno di noi può mettere in pratica a casa propria, sarebbe importante che chi ha la responsabilità di informare e regolamentare renda questi comportamenti più semplici e immediati. Oggi le indicazioni cambiano da comune a comune, le confezioni dei prodotti non riportano sempre istruzioni di smaltimento e i contenitori in farmacia non aiutano a distinguere con chiarezza cosa possa essere conferito e cosa no. Una comunicazione più uniforme sui foglietti illustrativi, sulle confezioni e sui punti di raccolta renderebbe più facile non sbagliare.
Lo stesso varrebbe per programmi strutturati dedicati a prodotti particolari come gli inalatori, ancora oggi privi di regole nazionali condivise nonostante l’impatto ambientale dei gas propellenti. E sarebbe utile avere una posizione ufficiale anche per categorie dove regna l’ambiguità, come gli integratori alimentari, che non sono farmaci ma nemmeno semplici alimenti. Anche sui dispositivi medici servirebbe armonizzare le norme e spiegare meglio ai cittadini qual è il percorso corretto, senza costringerli a interpretare regolamenti diversi a seconda del territorio.
Infine, per cosmetici, antizanzare e disinfettanti, sarebbe prezioso un messaggio univoco sui simboli di pericolosità e sulle corrette destinazioni finali. Rendere più semplice, visibile e coerente tutto questo non è solo una questione di ordine: significa permettere a tutti di fare la propria parte con più consapevolezza, trasformando un gesto quotidiano in una scelta che protegge davvero l’ambiente.
Impegnati a cambiare: cosa possiamo fare, tutti
La buona notizia è che ciascuno di noi può contribuire, e spesso non servono rivoluzioni. Basta un po’ di attenzione in più: acquistare solo ciò che utilizziamo davvero, controllare periodicamente ciò che abbiamo in casa per evitare sprechi, leggere con cura le etichette e non svuotare mai liquidi nello scarico. E quando il dubbio resta – perché è normale averne – il modo più semplice per evitar errori è chiedere al proprio comune, alla farmacia o agli operatori della raccolta rifiuti.
Perché capire dove buttare un farmaco, un cosmetico o un integratore non è un dettaglio: è un gesto quotidiano che protegge l’ambiente, la nostra salute e il futuro delle generazioni che verranno. Un passo alla volta, possiamo davvero cambiare le cose.