Il Parlamento Europeo ha recentemente approvato la Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD), conosciuta anche come Supply Chain Act o direttiva (UE) 2024/1760. Con 374 voti favorevoli, 235 contrari e 19 astensioni, la direttiva obbliga le imprese a prevenire, fermare o attenuare le ripercussioni negative delle loro attività su ambiente e diritti umani. La direttiva è stata ufficialmente pubblicata sulla Gazzetta ufficiale europea il 5 luglio 2024 e diventerà legge dal ventesimo giorno successivo alla data di pubblicazione. Gli Stati membri avranno due anni per implementare i regolamenti e le procedure amministrative necessarie. Come spiega Pierre-Yves Dermagne, ministro dell'Economia e del lavoro belga, ora le aziende di grandi dimensioni dovranno “assumersi le proprie responsabilità nella transizione verso un'economia più verde e maggiore giustizia sociale”, mentre conferma che “la direttiva relativa al dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità, ci permetterà di sanzionare chi viola i propri obblighi”. Un deciso passo in avanti, che dovrebbe coinvolgere tutti gli attori della catena di fornitura, dai paesi in via di sviluppo, alle aziende, arrivando infine ai cittadini.
Implicazioni per le grandi imprese e le PMI
La CSDDD coinvolgerà le società madri e le imprese dell'UE con più di 1.000 dipendenti e un fatturato globale superiore a 450 milioni di euro, oltre ai franchising con un fatturato superiore a 80 milioni di euro, di cui almeno 225 milioni derivanti da diritti di licenza.
Saranno incluse anche le società madri e le imprese di paesi terzi che raggiungono le stesse soglie di fatturato nell'UE. Le nuove norme comportano l'integrazione della due diligence nelle politiche aziendali, attraverso appositi investimenti, garanzie contrattuali da parte dei partner e un piano di transizione per allineare il modello di business all'accordo di Parigi, accordo siglato per contrastare il cambiamento climatico e contenere l’aumento delle temperature globali entro il 1,5°C.
Quali sono gli obblighi principali
La direttiva imporrebbe:
- Integrazione del dovere di diligenza nelle politiche aziendali: le imprese dovranno descrivere l'approccio aziendale, includendo un codice di condotta, policy aziendali e una descrizione dei processi implementati per integrare la due diligence nell’informativa di sostenibilità.
- Valutazione degli impatti negativi sui diritti umani e ambientali: questo include l’identificazione e la valutazione degli impatti negativi potenziali e reali, come il lavoro minorile, lo sfruttamento del lavoro, l’inquinamento, la deforestazione e i danni agli ecosistemi.
- Strumenti di segnalazione e canali di reclamo: le aziende dovranno adottare procedure eque, accessibili, e trasparenti per la gestione dei reclami, evitando ritorsioni contro chi segnala problemi.
- Coinvolgimento efficace con le parti interessate: saranno necessarie delle consultazioni efficaci e trasparenti con dipendenti, sindacati, rappresentanze dei lavoratori e dei consumatori e altre entità influenzate dai prodotti e servizi dell’impresa.
- Prevenzione, blocco o minimizzazione degli impatti negativi: si tratta di misure appropriate per garantire che i partner commerciali rispettino il codice di condotta aziendale e il piano d’azione di prevenzione, in particolare su diritti umani e ambiente.
- Verifica, monitoraggio e valutazione delle misure: si dovranno fornire valutazioni periodiche delle misure per assicurare la loro efficacia e conformità.
- Rendicontazione della politica di due diligence: questa dovrà essere in conformità con la direttiva Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) e i principi dell’European Sustainability Reporting Standards (ESRS).
Opportunità per le PMI Italiane
Le PMI italiane potranno trarre notevoli vantaggi dalla CSDDD, sostituendo fornitori esteri o microimprese che non rispettano i criteri della dovuta diligenza lungo tutta la supply chain. Questa direttiva impone alle grandi imprese di garantire che l’intera catena del valore rispetti standard elevati di sostenibilità e diritti umani. Le PMI, grazie alla loro capacità di fornire certificazioni adeguate e rispondere prontamente alle richieste di informativa sulle questioni di sostenibilità, possono quindi posizionarsi come partner preferenziali per le grandi aziende che necessitano di conformarsi ai nuovi requisiti normativi.
Miglioramento della posizione competitiva e reputazionale
Le PMI che riescono a dimostrare un impegno solido e comprovato nei confronti della sostenibilità e del rispetto dei diritti umani potranno migliorare significativamente la loro posizione competitiva. Essere riconosciuti come fornitori affidabili e conformi ai più rigidi standard internazionali non solo aumenterà le opportunità di business con le grandi imprese, ma contribuirà anche a migliorare la reputazione aziendale a livello globale. Questa credibilità potrà tradursi in un vantaggio competitivo duraturo, permettendo alle PMI di differenziarsi in un mercato sempre più attento alla sostenibilità.
Trasparenza e fiducia dei consumatori
Un altro aspetto fondamentale della direttiva CSDDD è la maggiore trasparenza richiesta alle imprese. Le PMI, aderendo agli standard di sostenibilità e garantendo una comunicazione chiara e trasparente riguardo alle loro pratiche, potranno rafforzare la fiducia dei consumatori. I consumatori oggi sono sempre più consapevoli e attenti alle questioni etiche e ambientali, e preferiscono sostenere aziende che condividono i loro valori. Pertanto, le PMI che riescono a comunicare efficacemente i loro sforzi di sostenibilità avranno un vantaggio competitivo nell'attrarre e fidelizzare i clienti.
Innovazione e crescita sostenibile
La necessità di conformarsi ai requisiti della CSDDD potrà spingere le PMI verso l'innovazione. Le aziende saranno incentivate a sviluppare nuovi prodotti e processi più sostenibili, investendo in tecnologie verdi e in pratiche aziendali responsabili. Questo potrà non solo migliorare la loro efficienza operativa, ma anche aprire nuovi mercati e opportunità di crescita. Ad esempio, le PMI che adottano tecnologie di produzione pulita o che sviluppano soluzioni per il risparmio energetico potranno beneficiare di incentivi e finanziamenti dedicati alla sostenibilità.
Relazioni rafforzate con i partner commerciali
La conformità alla CSDDD richiede una stretta collaborazione tra tutte le parti della catena del valore. Le PMI che si impegnano a rispettare questi standard potranno costruire relazioni più forti e durature con i loro partner commerciali. Le grandi imprese, infatti, preferiranno collaborare con fornitori che possono garantire il rispetto delle normative, riducendo i rischi associati a potenziali violazioni. Questo potrà tradursi in contratti a lungo termine e in una maggiore stabilità economica per le PMI.
Contributo al benessere sociale e ambientale
Infine, le PMI che si allineano ai principi della CSDDD contribuiranno in modo significativo al benessere sociale ed ambientale. Adottando pratiche sostenibili, queste imprese potranno ridurre il loro impatto ambientale, migliorare le condizioni di lavoro e promuovere un’economia più giusta e inclusiva. Questo impegno non solo risponderà alle aspettative dei consumatori e delle comunità locali, ma anche a quelle degli investitori e delle istituzioni finanziarie, sempre più attenti alla sostenibilità.
Tempistiche di applicazione della direttiva
L'applicazione della direttiva sarà graduale e riguarderà diverse fasi:
- Dal 2027: per le imprese con oltre 5.000 dipendenti e un fatturato superiore a 1.500 milioni di euro.
- Dal 2028: per le imprese con oltre 3.000 dipendenti e un fatturato superiore a 900 milioni di euro.
- Dal 2029: per tutte le altre imprese con oltre 1.000 dipendenti e un fatturato superiore a 450 milioni di euro.
Competenze e sanzioni
Gli Stati membri dell'UE avranno l'obbligo di istituire un'autorità di controllo dedicata per garantire il rispetto delle norme previste dalla direttiva CSDDD. Questa autorità sarà incaricata di indagare e sanzionare le imprese che non adempiono agli obblighi di due diligence. Le sanzioni previste per l’inosservanza degli obblighi di due diligence sono severe e possono arrivare fino al 5% del fatturato netto dell'impresa, un deterrente significativo volto a garantire l'adesione delle aziende alle nuove normative.
Oltre alle sanzioni pecuniarie, le imprese che non rispettano il dovere di diligenza saranno anche tenute a rispondere dei danni causati e a risarcire le vittime. Questo implica che le aziende dovranno mettere in atto meccanismi di risarcimento efficaci e rapidi per affrontare le conseguenze delle loro azioni, sia in termini di impatti negativi sui diritti umani sia in termini di danni ambientali.
Per supportare le aziende nell'adeguamento alle nuove norme, gli Stati membri saranno responsabili di fornire linee guida pratiche. Queste linee guida includeranno indicazioni dettagliate su come condurre la due diligence e affronteranno specificità settoriali per aiutare le imprese a identificare e gestire i rischi in modo efficace. Le autorità di controllo avranno anche il compito di monitorare costantemente le pratiche aziendali, assicurando che le misure adottate siano effettive e in linea con gli standard richiesti.
Il contesto e lo sviluppo della direttiva
La direttiva CSDDD ha avuto un percorso legislativo complesso e articolato. La proposta di legge è stata presentata dalla Commissione Europea il 23 febbraio 2022, con l'obiettivo di promuovere un comportamento aziendale sostenibile e responsabile. Tuttavia, i tentativi di votazione nel 2023 non hanno avuto successo, riflettendo le sfide e le divergenze tra gli Stati membri sull'implementazione delle nuove norme.
La svolta è arrivata il 15 marzo 2024, quando gli ambasciatori degli Stati membri dell’UE hanno raggiunto un accordo, un passo cruciale che ha permesso di superare gli ostacoli precedenti. Successivamente, il 19 marzo 2024, la commissione JURI del Parlamento Europeo ha approvato la proposta, segnando un importante avanzamento nel processo legislativo.
La discussione politica e ambito di applicazione
Il testo della direttiva è il risultato di una lunga battaglia politica che ha visto i Paesi europei e le associazioni di categoria preoccupati per le ricadute sui costi degli approvvigionamenti industriali, sulle imprese stesse e su nuove probabili spinte inflazionistiche. Con l’intervento del governo Italiano, a marzo 2024 è stata negoziata una soglia dimensionale più alta per le imprese soggette a compliance, ottenendo un voto favorevole in Consiglio.
Rientrano nel perimetro soggettivo di applicazione:
- Le società madri e le imprese dell’UE con più di 1.000 dipendenti e un fatturato netto globale superiore a 450 milioni di euro.
- I franchising che operano nell’Unione con un fatturato superiore a 80 milioni di euro, di cui almeno 225 milioni derivanti da diritti di licenza.
- Le società madri e società extra-UE che generano un fatturato netto di oltre 450 milioni di euro nell’esercizio finanziario.
Come si arriva alla CSDDD, step by step
Le imprese dovranno adeguarsi alla CSDDD con sette mosse principali:
- Comprendere se rientrano nei parametri dimensionali dell’obbligo.
- Confrontare le politiche attuali di due diligence con i requisiti della direttiva.
- Identificare le parti coinvolte e i canali di coinvolgimento.
- Formulare una strategia e allineare il modello aziendale alla due diligence.
- Mappare gli obblighi di due diligence nelle informative di sostenibilità.
- Rivedere e assegnare ruoli, competenze e responsabilità all’interno della governance.
- Considerare la CSDDD come un’opportunità per accelerare la strategia sostenibile e realizzare i vantaggi.
I possibili vantaggi per il mercato e i consumatori
Questo è il punto che interessa più ai consumatori e anche ai nostri lettori. La direttiva CSDDD, promuovendo un comportamento sostenibile e responsabile nelle operazioni aziendali, presenta numerosi vantaggi per il mercato e i consumatori. Tra i principali benefici si evidenziano:
- Migliore tutela dei diritti umani: inclusi i diritti dei lavoratori, l’equità di genere, il rispetto delle diversità e delle differenti generazioni. Le aziende saranno tenute a garantire condizioni di lavoro sicure e dignitose lungo tutta la catena del valore.
- Contrasto alla crisi climatica: grazie agli interventi che le imprese sono chiamate a fare per limitare i cambiamenti climatici. L'obbligo per le grandi imprese di adottare un piano di transizione per la mitigazione dei cambiamenti climatici garantirà azioni concrete in linea con l’obiettivo di neutralità climatica entro il 2050.
- Maggiore trasparenza: le aziende dovranno rendere pubblici gli impatti negativi delle loro attività, permettendo ai consumatori di fare scelte informate. Questo include l’obbligo di istituire meccanismi accessibili per la presentazione di reclami da parte di persone o soggetti che sospettano impatti negativi.
Meccanismi di reclamo e trasparenza
La direttiva prevede che ciascuna società istituisca un meccanismo accessibile per presentare notifiche qualora dispongano di informazioni o nutrano timori circa gli impatti negativi, siano essi effettivi o potenziali, delle attività della società stessa o dei suoi partner commerciali. Questo favorirà una maggiore responsabilizzazione delle imprese e offrirà ai consumatori e ai lavoratori una piattaforma per segnalare comportamenti non sostenibili.
Le possibili applicazioni pratiche della direttiva: il caso Armani e Dior
Un esempio dell’applicazione della direttiva, anche se non ancora entrato in vigore, è rappresentato dalle recenti indagini dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) nei confronti di alcune società dei gruppi Armani e Dior. Secondo l’AGCM, alcune di queste società avrebbero utilizzato forniture provenienti da laboratori che impiegano lavoratori con salari inadeguati, orari di lavoro oltre i limiti di legge e condizioni sanitarie e di sicurezza insufficienti. Queste pratiche sono in contrasto con i livelli di eccellenza vantati dalle società stesse.
L’AGCM, a seguito dell’attività svolta dalla Procura e dal Tribunale di Milano, ha avviato un’istruttoria nei confronti delle società Giorgio Armani S.p.A., G.A. Operations S.p.A., Christian Dior Couture S.A., Christian Dior Italia S.r.l. e Manufactures Dior S.r.l. per possibili condotte illecite nella promozione e nella vendita di articoli di abbigliamento, in violazione delle norme del Codice del Consumo. Le società avrebbero presentato dichiarazioni etiche e di responsabilità sociale non veritiere riguardo alle condizioni di lavoro presso i loro fornitori, enfatizzando l’artigianalità e l’eccellenza delle lavorazioni. Tuttavia, le ispezioni effettuate dai funzionari dell’AGCM con l’ausilio del Nucleo Speciale Antitrust della Guardia di Finanza hanno rivelato condizioni lavorative ben lontane dagli standard dichiarati.
Conclusione
Volendo riassumere al massimo, la volontà espressa dalla direttiva CSDDD è quella di spingere verso un mondo più sostenibile e responsabile. Le imprese dovranno adeguarsi a nuovi standard di comportamento etico e sostenibile, coinvolgendo l’intera catena del valore, dai fornitori ai clienti finali. Questo processo di transizione offrirà opportunità di crescita e miglioramento competitivo, oltre a garantire una maggiore tutela dei diritti umani e dell’ambiente. La speranza è che la direttiva venga recepita rapidamente, entro il termine del 26 luglio 2026, per poter concretizzare al più presto i benefici attesi per il mercato e i consumatori.