Casa, ufficio, scuola. Passiamo quasi il 90% del tempo in luoghi chiusi, dove crediamo di essere al riparo da smog e inquinamento. Eppure è proprio tra le quattro mura domestiche che si respira l'aria peggiore. Lo confermano anche le rilevazioni periodiche di Altroconsumo, che spesso hanno trovato proprio negli ambienti casalinghi concentrazioni di inquinanti addirittura superiori a quelle presenti all'aria aperta.
Parliamo soprattutto dei composti organici volatili (VOC), molecole tossiche che si liberano da fumo e combustione (fornelli, stufe, candele...), detersivi, vernici murali, solventi, colle, arredi, materiali isolanti, stampanti e molto altro. Alcuni VOC sono classificati come cancerogeni, per esempio la formaldeide e il benzene, o potenzialmente cancerogeni, come il tricloroetilene.
A tante piante ornamentali, siti e libri continuano ad attribuire la capacità di agire come veri e propri "polmoni verdi", in grado di assorbire i principali inquinanti domestici e di mantenere pulita l'aria di casa. Ecco le piante che purificano l'aria (o che dovrebbero farlo) più note e utilizzate negli studi sul tema:
● Pothos
● Ficus
● Spatifillo
● Dracena
● Sansevieria
● Filodendro
● Aloe Vera
● Edera
● Gerbera
● Orchidea
Questi meravigliosi elementi d'arredo, dall’indiscutibile effetto ornamentale e antistress, sono anche in grado di fare piazza pulita dei fantasmi velenosi che infestano le nostre case?
Dove nasce il mito delle "superpiante" detox
Chi caldeggia l'effetto detox delle piante che purificano l'aria negli ambienti indoor immancabilmente tira fuori a sostegno di questa tesi uno studio condotto dalla Nasa negli anni Ottanta su piante d'interni molto comuni, con lo scopo di verificarne la capacità di migliorare la qualità dell'aria, in vista di un loro utilizzo nelle missioni spaziali.
Alcune specie vegetali dimostrarono effettivamente una certa efficacia nell'assorbire determinate sostanze tossiche. Peccato che le condizioni in cui venne condotto l’esperimento non fossero neanche lontanamente confrontabili con quelle della vita reale.
Le piante, infatti, erano state inserite in contenitori ermeticamente chiusi, a luce e temperature controllate, con immissione puntuale di inquinante. Uno scenario, cioè, ben diverso dalle case in cui viviamo, non certo "sigillate" e piene zeppe di fonti che liberano continuamente i VOC più disparati.
Quello della Nasa resta lo studio più famoso sulla fitodepurazione dell'aria, ma non è certo l’unico.
Poche piante contro troppi inquinanti
Molte altre ricerche sono state condotte successivamente sulla possibilità di usare l'arma verde delle piante per combattere l'inquinamento indoor, destinato ad aumentare nelle moderne case a risparmio energetico, sempre più ermetiche.
A frantumare il mito verde è stata soprattutto la dettagliatissima revisione di Michael Waring, professore associato di ingegneria architettonica e ambientale al College of Engeering dell'università di Drexel a Philadelphia, che ha passato in rassegna decenni di ricerche sul tema.
La sua conclusione, pubblicata su Nature's Journal of Exposure Science and Environmental Epidemiology? Le piante puliscono l'aria degli ambienti chiusi, ma non tanto rapidamente da produrre un effetto significativo sulla sua qualità. In pratica, la quantità di sostanze contaminanti che arrivano dalle sorgenti domestiche è molto elevata nonché costante, e le piante non riescono a rimuoverla in modo significativo.
Lo studio americano indica anche la soluzione più efficace contro lo smog indoor: la ventilazione naturale (cioè il ricambio d'aria), che riduce la concentrazione di VOC molto, ma molto più velocemente delle piante.
Trasformare la casa in una giungla? Inutile e controproducente
In altre parole, pothos, ficus, spatifillo & Co. migliorano la qualità dell’aria attraverso la fotosintesi clorofilliana, che trasforma il CO2 in ossigeno, e attraverso gli stomi delle foglie, che catturano alcuni VOC (formaldeide, benzene, toluene…) e una piccola parte di particolato. Ma uno o due vasi non bastano perché hanno un potere davvero limitato. Per neutralizzare tutti gli inquinanti che avvelenano l’aria di casa, bisognerebbe trasformarla praticamente in una giungla.
Lo conferma anche uno studio dell'Arpa della Val d'Aosta, secondo il quale le piante possono arrivare a ridurre la concentrazione di VOC presente in un ambiente chiuso addirittura del 45%, a patto che ce ne siano almeno… quattro per ogni metro cubo!
Parola d’ordine: aprite le finestre!
Come spesso accade, la soluzione più semplice è anche quella più efficace: aerare spesso i locali. Il frequente ricambio d'aria è il rimedio migliore sia per abbattere le concentrazioni di sostanze tossiche, sia per abbassare i livelli di altri inquinanti che non dipendono dalle attività umane, per esempio il radon. Estate o inverno, poco importa: aprire le finestre più volte nel corso della giornata, possibilmente nei momenti di minore traffico sulle strade.
Ma ci sono anche altre misure molto utili per migliorare la qualità dell’aria negli ambienti chiusi:
● diminuire il numero di prodotti chimici e di detersivi utilizzati, evitando quelli più nocivi (come l'ammoniaca) o inutili (come i diffusori di profumi), scegliendo solo quelli green e usandoli con parsimonia (l’eccesso di prodotto non migliora né la pulizia né l’igiene);
● ridurre le possibili sorgenti di inquinamento: sigarette, fornello a gas, incensi e candele…;
● dotarsi eventualmente di un purificatore d’aria, utile soprattutto se le fonti di inquinamento domestico sono tante (il comparatore su Altroconsumo aiuta a scegliere, tra i modelli migliori, quello più adatto alle proprie esigenze).