Nel pieno della crisi climatica e della perdita di biodiversità che stiamo vivendo in questi anni, il termine Nature-Based Solutions (Nbs, o Soluzioni basate sulla natura) è diventato sempre più centrale e attuale. Ma cosa significa davvero? E perché queste soluzioni sono considerate fondamentali per affrontare le sfide del nostro tempo? Le Nbs si basano sull’idea di lavorare con la natura, invece di sfruttarla, per mitigare gli effetti del cambiamento climatico, migliorare la qualità della vita e proteggere allo stesso tempo gli ecosistemi. Attraverso la combinazione di scienza, politiche innovative e approcci partecipativi, le NBS possono offrire un modello per ripensare il rapporto tra esseri umani e ambiente.
Cosa si intende per Nature-Based Solutions
Il concetto di Nature-Based Solutions nasce ufficialmente nel 2009 grazie all’adozione del termine da parte dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN). L’organizzazione le definisce come soluzioni che utilizzano i processi e i sistemi naturali per affrontare le sfide ambientali, sociali ed economiche. Questo approccio si traduce in progetti come il ripristino delle zone umide per prevenire inondazioni, la riforestazione per migliorare la qualità dell’aria e dell’acqua o l’implementazione di spazi verdi urbani per ridurre le isole di calore.
La definizione ufficiale afferma che le Nbs sono: “Azioni per proteggere e gestire in modo sostenibile e ripristinare ecosistemi naturali e modificati in modo che affrontino efficacemente e adattivamente le sfide sociali, per fornire benefici sia al benessere umano che alla biodiversità. Sono supportate dai benefici che derivano da ecosistemi sani e mirano a sfide principali come il cambiamento climatico, la riduzione del rischio di disastri, la sicurezza alimentare e idrica, la salute e sono fondamentali per lo sviluppo economico”.
Tuttavia, le Nbs non sono un’idea completamente nuova. Concetti simili sono presenti in culture indigene e tradizionali da secoli. Per esempio, i sistemi agroforestali utilizzati dalle popolazioni locali dell’Amazzonia combinano coltivazioni e foreste naturali per preservare la biodiversità e garantire risorse alimentari. L’innovazione delle Nbs risiede nel loro inserimento in strategie politiche e progetti scientifici su scala globale, come una risposta strutturata e replicabile.
Una definizione ancora troppo vaga
La flessibilità del termine Nbs può essere interpretata come un’opportunità, ma anche come un limite data la complessità del tema, tanto che sono state identificate almeno 20 definizioni diverse. Da una parte, consente di adattare soluzioni diverse a contesti molto eterogenei, dall’altra rischia di diventare un volano per interventi poco efficaci o addirittura dannosi.
Ad esempio, in progetti di riforestazione, si è osservato che alcune aziende piantano monocolture di alberi non autoctoni, che possono impoverire il suolo e ridurre la biodiversità. Questi interventi vengono spesso presentati come Nbs, ma in realtà contraddicono i principi fondamentali dell’approccio. Per questo motivo è essenziale stabilire delle linee guida per definire cosa sia davvero una soluzione basata sulla natura. Inoltre, la mancanza di una definizione rigorosa complica la misurazione dei risultati. Come si valuta il successo di una Nbs? Attraverso metriche climatiche, come la riduzione delle emissioni, o considerando anche aspetti sociali, come l’inclusione delle comunità locali? Le risposte a queste domande sono ancora oggetto di dibattito nella comunità scientifica.
Le evidenze scientifiche a supporto delle Nbs
Le Nature-Based Solutions non sono solo un concetto astratto o una mera discussione accademica: numerosi studi ne hanno dimostrano il potenziale impatto positivo. Un rapporto del 2023 pubblicato dall'Eth di Zurigo ha stimato che il ripristino delle foreste globali potrebbe sequestrare fino a 200 gigatonnellate di carbonio nei prossimi 30 anni. Queste stime si basano su modelli che integrano dati raccolti a terra e da satelliti per stimare il potenziale di stoccaggio del carbonio nei diversi ecosistemi forestali. Tuttavia, lo studio sottolinea che il successo dipende da un approccio che privilegia la diversità biologica e la rigenerazione naturale, piuttosto che la messa a dimora di alberi su larga scala. Per massimizzare i benefici è dunque fondamentale il coinvolgimento delle comunità locali, evitando il rischio di greenwashing da parte di aziende o enti esterni.
Ma i benefici delle Nbs non si limitano al clima. Gli ecosistemi ripristinati offrono servizi fondamentali per le comunità: dalle risorse idriche alla protezione contro eventi climatici estremi. Per esempio, le mangrovie nelle Filippine riducono del 30% l’impatto delle tempeste tropicali, proteggendo milioni di persone. Anche in Europa ci sono esempi di successo. Le città che hanno adottato tetti verdi e infrastrutture blu (come canali e laghetti urbani) hanno osservato una riduzione delle temperature medie estive e un miglioramento nella gestione delle acque piovane, limitando i danni da alluvioni.
Le politiche europee: un quadro per le Nature-Based Solutions
L’Unione europea ha riconosciuto le Nature-Based Solutions come strumenti chiave per affrontare le sfide legate al cambiamento climatico, alla perdita di biodiversità e alla sostenibilità economica. Queste soluzioni sono integrate in numerose strategie politiche, che mirano a trasformare i paesaggi urbani e rurali, proteggere i cittadini europei e garantire la sicurezza delle generazioni future.
La Nature Restoration Law: un momento storico
Adottata nel 2023, la Nature Restoration Law rappresenta il primo quadro legislativo europeo dedicato al ripristino degli ecosistemi degradati. L’obiettivo è di ripristinare almeno il 20% delle aree terrestri e marine dell’Ue entro il 2030, per raggiungere il 100% entro il 2050.
Questo include:
- Il ripristino delle torbiere e delle zone umide, fondamentali per la cattura del carbonio.
- La riqualificazione di fiumi e laghi per migliorare la qualità delle acque e preservare la biodiversità acquatica.
- Il rafforzamento degli habitat urbani, come le foreste periurbane, per migliorare la resilienza climatica delle città.
Questa legge si intreccia con il Green Deal Europeo, enfatizzando il ruolo delle Nbs per raggiungere gli obiettivi climatici e di protezione della biodiversità. Per i consumatori, questo si traduce in un ambiente più salubre e in nuove opportunità di partecipazione a iniziative locali come la creazione di foreste urbane o la riqualificazione di spazi pubblici.
La Strategia Europea sulla Biodiversità 2030
Parte integrante del Green Deal, la Strategia europea sulla biodiversità 2030 punta a proteggere il 30% delle terre e dei mari dell’Ue e a garantire che almeno il 10% delle aree terrestri sia sottoposto a rigorosi regimi di conservazione. Le Nature-Based Solutions sono centrali per raggiungere questi obiettivi, con iniziative che includono:
- La creazione di corridoi ecologici per garantire la connettività tra habitat naturali.
- L’espansione di aree verdi nelle città, con progetti come il “Green City Accord”, per migliorare la qualità della vita urbana.
- La promozione dell’agricoltura rigenerativa, che riduce l’impatto ambientale e aumenta la resilienza dei sistemi agricoli.
Benefici diretti per i consumatori
Queste politiche non sono solo orientate agli ecosistemi, ma hanno ricadute dirette sui cittadini:
- Miglioramento della salute pubblica grazie a una riduzione dell’inquinamento atmosferico e a un maggiore accesso agli spazi verdi.
- Opportunità economiche per i consumatori, come incentivi per adottare soluzioni sostenibili nelle abitazioni (es. giardini o tetti verdi, rinnovabili).
- Maggiore consapevolezza ambientale grazie a programmi di educazione e coinvolgimento delle comunità locali.
L’Europa, dopo la pandemia, sta quindi tentando un percorso ambizioso per integrare le Nature-Based Solutions nella vita quotidiana, con effetti tangibili sulla qualità della vita e sulla resilienza climatica dei territori.
L’impatto delle Nbs sulla vita quotidiana dei consumatori
L’adozione delle Nature-Based Solutions non si limita a politiche governative e progetti su larga scala, ma potrebbe generare anche benefici diretti per i consumatori, migliorando la qualità della vita, la salute e l’accesso a beni e servizi più sostenibili.
Benefici per i consumatori
1. Riduzione dei costi energetici:
- Le infrastrutture verdi, come i tetti verdi e le pareti vegetali, riducono il fabbisogno energetico per riscaldamento e raffrescamento. A Singapore, il programma “Skyrise Greenery” ha incentivato l’installazione di giardini pensili su edifici pubblici e privati, portando a un risparmio del 20% sui consumi energetici degli edifici coinvolti.
2. Qualità dell’aria e della vita:
- Le foreste urbane e i parchi riducono i livelli di inquinamento atmosferico, beneficiando soprattutto le fasce più vulnerabili della popolazione. Ad esempio, in città come Bogotà, in Colombia, programmi di forestazione urbana hanno portato alla creazione di parchi pubblici e corridoi verdi in aree storicamente trascurate. Questi interventi non solo hanno migliorato la qualità dell’aria e ridotto le isole di calore urbano, ma hanno anche aumentato la sicurezza e offerto spazi ricreativi gratuiti per la comunità locale.
3. Resilienza climatica:
- Gli interventi basati sulle Nbs aumentano la protezione contro eventi climatici estremi, come inondazioni o ondate di calore. A Copenaghen, il sistema di parchi multifunzionali “Cloudburst” non solo riduce il rischio di allagamenti, ma offre ai residenti spazi per attività all’aperto.
4. Accesso a cibo sostenibile e sicuro:
- Gli orti urbani e i mercati locali, spesso sostenuti da politiche di NBS, incentivano il consumo di prodotti freschi e a chilometro zero. Il progetto “Incredible Edible” nel Regno Unito ha coinvolto cittadini e scuole nella coltivazione di ortaggi in spazi pubblici, sensibilizzando sul valore del cibo locale e riducendo gli sprechi alimentari.
Il rischio di greenwashing, gentrificazione e del “colonialismo verde”
Le Nature-Based Solutions sono strumenti fondamentali per affrontare le sfide climatiche e ambientali, ma non sono esenti da rischi. Due delle principali critiche mosse riguardano il greenwashing, ovvero la promozione di false o fuorvianti credenziali ambientali, e il “colonialismo verde”, che si manifesta quando progetti di conservazione o ripristino sfruttano risorse naturali in territori di popolazioni indigene senza rispettarne i diritti.
Sussiste poi un altro rischio, connesso ad interventi basati sulla natura, ad esempio all’interno delle città, come la creazione di spazi verdi (non sempre di proprietà pubblica): è quello della gentrificazione, ovvero della riqualificazione di quartieri popolari e periferici, che porta ad influenzare in maniera negativa il valore immobiliare degli appartamenti ed il costo della vita in generale, costringendo le persone che non possono più permettersi di vivere in quelle zone a spostarsi ancora di più in periferia, in quartieri sempre più lontani dai servizi e sempre più popolosi. Un meccanismo che è in atto anche in città italiane come Milano, Firenze, Venezia, Torino, Bologna, che sta causando non pochi conflitti sociali, aprendo delle ferite nel tessuto socio-culturale delle aree urbane.
Alcuni esempi di greenwashing con Nbs
Un caso emblematico è quello legato ai crediti di carbonio derivanti da progetti di riforestazione o conservazione delle foreste. Alcuni di questi progetti sono stati criticati per non mantenere le promesse ambientali. Ad esempio:
- Programmi di compensazione del carbonio in Amazzonia: diverse Ong e gruppi di ricerca hanno evidenziato che alcune aziende acquistano crediti di carbonio da progetti che proteggono foreste già soggette a vincoli legali contro il disboscamento, contribuendo poco o nulla alla riduzione effettiva di emissioni.
- Progetto Redd+ (Reducing emissions from deforestation and forest degradation): sebbene concepito per ridurre la deforestazione nei paesi tropicali, è stato oggetto di controversie per accuse di mancato coinvolgimento delle comunità locali, che spesso non ricevono benefici adeguati o vengono escluse dalle proprie terre.
Questi esempi mostrano come alcune iniziative possano limitarsi a operazioni di marketing ambientale, senza risultati concreti, o addirittura generare effetti controproducenti.
Il “colonialismo verde”
Il colonialismo verde si riferisce a situazioni in cui soluzioni ambientali globali vengono implementate nei territori del Sud del mondo senza considerare l’impatto sociale ed economico sulle popolazioni locali.
Si definisce “verde” quell'insieme di politiche di appropriazione di risorse naturali e sociali di un territorio da parte di governi, aziende o istituzioni internazionali , senza il consenso diretto delle popolazioni locali e a scapito dei loro diritti.
Un caso molto discusso riguarda i progetti di riforestazione in Africa:
In Kenya, il progetto di riforestazione finanziato da enti internazionali ha provocato lo sfratto delle comunità indigene Ogiek, che vivevano in armonia con l’ecosistema forestale. Questo non solo ha violato i loro diritti umani ma ha anche compromesso la stabilità sociale della regione.
Un meccanismo che si ripete in diverse parti del mondo: è accaduto che alcune zone, dove da secoli vivono culture indigene, vengano dichiarate “aree protette” con finalità di conservazione della natura (spesso associando a questa conservazione la creazione di crediti di carbonio), di fatto togliendo diritti alle popolazioni locali. Associazioni come Survival sono molto critiche a riguardo: secondo i loro esponenti la cosiddetta wilderness è un concetto europeo che ignora millenni di gestione ambientale da parte delle popolazioni indigene. Non solo le aree protette non garantirebbero un’efficace conservazione della biodiversità, ma spesso porterebbero all’allontanamento delle comunità locali, portando a ulteriori danni ambientali e sociali.
Questi esempi mettono in evidenza come l’implementazione di alcune Nature-Based Solutions debba essere attentamente monitorata per evitare che si trasformino in strumenti di sfruttamento o ingiustizia. La trasparenza, il coinvolgimento attivo delle comunità locali e la verifica indipendente dei risultati sono essenziali per prevenire derive di greenwashing e colonialismo verde. Per evitare questi problemi, è cruciale adottare un approccio che rispetti i diritti umani. Organizzazioni come il World Resources Institute raccomandano di coinvolgere le comunità locali fin dalle prime fasi di progettazione e garantire che abbiano un ruolo attivo nella gestione delle risorse naturali.
Successi e sfide delle Nbs
Le Nature-Based Solutions trovano applicazione in molti contesti globali, con risultati che variano a seconda delle condizioni locali e della qualità dell’implementazione.
- Un caso di successo: le mangrovie del Bangladesh
In Bangladesh, le mangrovie lungo il delta del Gange rappresentano una protezione naturale contro cicloni e inondazioni, eventi sempre più frequenti a causa dei cambiamenti climatici. Un progetto di riforestazione avviato nel 2010 ha permesso di ripristinare oltre 10mila ettari di mangrovie, migliorando la resilienza delle comunità costiere. Oltre a ridurre l’impatto delle tempeste, queste foreste hanno aumentato la biodiversità e creato nuove opportunità economiche, come il turismo sostenibile e la raccolta di prodotti forestali non legnosi. - Un esempio europeo: Rotterdam e le infrastrutture blu-verdi
La città di Rotterdam, nei Paesi Bassi, ha integrato Nature-Based Solutions nella sua strategia di adattamento ai cambiamenti climatici. Attraverso la creazione di parchi galleggianti, tetti verdi e bacini di raccolta per le acque piovane, la città è riuscita a ridurre il rischio di inondazioni e migliorare la qualità della vita urbana. Questi interventi hanno anche avuto un impatto positivo sulla consapevolezza dei cittadini, promuovendo pratiche sostenibili a livello individuale. - Gli insuccessi: le monocolture in Cina
Non tutti i progetti Nbs, però, si traducono in successi. In alcune province cinesi, iniziative di riforestazione su larga scala hanno privilegiato la piantumazione di monocolture di eucalipti, una specie non autoctona ad alto consumo idrico. Questi interventi, sebbene pubblicizzati come sostenibili, hanno causato l’impoverimento del suolo e la riduzione della biodiversità locale. Secondo un’analisi pubblicata su Forest Ecology and Management, l’assenza di una pianificazione attenta ha compromesso gli obiettivi a lungo termine del progetto.
Le Nature-Based Solutions non sono una panacea per tutte le sfide globali di oggi, ma un'opportunità concreta che richiede una stretta collaborazione tra tutte le realtà interessate. La loro efficacia dipende da un approccio che bilanci ambizioni globali e contesti locali, integrando conoscenze scientifiche e partecipazione comunitaria. Per evitare che restino slogan o strumenti di greenwashing, è essenziale garantire trasparenza nei processi decisionali, valutazioni rigorose dell’impatto e meccanismi di responsabilità chiari.
Solo attraverso un impegno pragmatico e multilivello, che includa governi, aziende e cittadini, le Nature-Based Solutions potranno trasformarsi in soluzioni reali: non solo per mitigare i cambiamenti climatici, ma anche per ridisegnare i nostri rapporti con l’ambiente in modo più sostenibile e giusto.