Il mondo è rimasto profondamente colpito dalla notizia della scomparsa di Papa Francesco, avvenuta la mattina del Lunedì dell’Angelo. Credo che tutti, credenti e no, possano riconoscere la statura morale di Jorge Mario Bergoglio, il peso che ha avuto nello scenario mondiale e la forza con cui, fin dai primi giorni del suo pontificato, ha portato avanti temi di straordinaria rilevanza: l’attenzione verso gli ultimi, la lotta alle disuguaglianze, l’impegno per la pace e la salvaguardia del Pianeta. Già, le tematiche ambientali: su questo fronte, Papa Francesco si è espresso innumerevoli volte, a partire dalla celebre enciclica Laudato si', con la quale denunciava il maltrattamento della nostra “casa comune” e richiamava l’urgenza di un cambiamento di rotta per prendersene cura.
Era il 2015, un periodo in cui la consapevolezza sul cambiamento climatico era particolarmente alta e godeva di un ampio consenso a livello globale. Poi qualcosa si è incrinato: è arrivata la pandemia e, complice una serie di mutamenti nello scenario internazionale, l’attenzione verso le questioni ambientali si è un po’ affievolita. Anche se un po’ più solo — o forse proprio per questo — Papa Francesco non ha mai smesso di far sentire la propria voce, ricordandoci che lo sviluppo economico non può prescindere dalla sostenibilità ambientale. E dalla costruzione di una società più equa e giusta. Questo è uno dei messaggi più forti e duraturi che ci lascia in eredità. Un testimone che dovrà essere raccolto da chi gli succederà, da chi governa il mondo e, nel nostro piccolo, anche da ciascuno di noi. Un impegno al cambiamento che dobbiamo assumerci tutti, in favore di quel bene comune che veniva tante volte evocato proprio da Francesco.